Riassunto analitico
Il presente elaborato nasce dalla mia esperienza professionale in qualità di educatrice all’interno della Cooperativa Sociale Accento che mi ha permesso di constatare quanto sia importante sviluppare, mediante l’uso di vari strumenti, pratiche riflessive che favoriscono l’assunzione di una posizione decentrata rispetto all’agire educativo, una rielaborazione dell’esperienza professionale per poter attribuirne un senso e un significato. Nel primo capitolo viene preso in considerazione il contributo teorico di Donald Schön il quale contrappone il modello della razionalità tecnica a quello della razionalità riflessiva sottolineando come il professionista oltre a far riferimento alla propria competenza tecnica, debba accompagnare quest’ultima ad una costante competenza riflessiva. Infatti Schön parla di professionista riflessivo che, per vivere consapevolmente la professionalità e per arricchirla continuamente imparando dalle proprie esperienze, deve mettere in atto processi riflessivi sia nel corso dell’azione che a posteriori. Nel secondo capitolo viene messo in evidenza come l’educatore oltre ad essere implicato in prima persona nei processi educativi, è anche parte di un gruppo di lavoro che è composto da professionisti riflessivi i quali stabiliscono tra loro relazioni di reciprocità. Infatti, in virtù della rilevanza che vengono ad assumere i processi di condivisione, negoziazione e scambio tra i molteplici punti di vista, è da considerare di grande importanza il procedere dialettico e ricorsivo tra progettazione-osservazione-documentazione-valutazione che sollecitano nel gruppo di lavoro la riflessività attraverso strumenti e procedure condivise. Tra questi risultano essere fondamentali gli strumenti documentativi e gli strumenti di scrittura riflessiva che non devono assumere caratteristiche rendicontative, ma devono essere considerati dei dispositivi che rendono visibile e negoziabile il processo educativo. Il terzo capitolo approfondisce in tutta la sua complessità il profilo professionale del coordinatore pedagogico prendendo in esame alcune leggi pubblicate in Regione Emilia Romagna dagli anni ’70 fino ad oggi ed analizzando il ruolo e le funzioni di tale figura che hanno a che fare sia con la dimensione tecnico-pedagogica che con quella gestionale-amministrativa. In particolar modo la figura del coordinatore pedagogico risulta fondamentale in quanto mediatore e promotore di riflessività, capace di stimolare il confronto, la condivisione e la cooperazione tra i professionisti dell’educazione. Tale funzione si esplica elaborando in maniera condivisa con il gruppo di lavoro il progetto pedagogico, monitorando la sua realizzazione tramite la documentazione, predisponendo dei percorsi formativi e di aggiornamento. Infine nel quarto capitolo, sulla base dell’apparato teorico esposto nei precedenti capitoli, viene presentata un’indagine esplorativa condotta con i coordinatori pedagogici e gli educatori della Cooperativa Sociale Accento (RE). L’obiettivo della ricerca è quello di analizzare da un duplice punto di vista le modalità attraverso le quali vengono attivati processi riflessivi sulla pratica educativa. Da una parte, infatti, viene preso in considerazione il punto di vista degli educatori la cui pratica quotidiana richiede la capacità di rileggere ed analizzare la prassi educativa, problematizzarla, interpretarla attraverso l’adozione di strumenti che permettono agli educatori di condurre un continuo lavoro di ricerca, analisi e riflessione sulla propria pratica. D’altra parte centrale è il punto di vista dei coordinatori pedagogici che svolgono un vero e proprio lavoro di cura, supporto ed accompagnamento sia nei confronti dei singoli educatori, che nei confronti del gruppo di lavoro.
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