Riassunto analitico
Esiste un’ampia raccolta di studi empirici che ha dimostrato come il consumo alimentare non sia influenzato solamente da meccanismi fisiologici interni, ma anche e soprattutto dalla volontà di suscitare negli altri un’immagine positiva del proprio sé. I risultati da essi conseguiti hanno mostrato che l’impressione che gli altri si formeranno di noi è data anche dal tipo di cibo che scegliamo nei diversi contesti sociali. In particolare, alcuni esperimenti hanno documentato che il cibo assume una forte connotazione di genere: quelli sani e leggeri come la verdura, la frutta, il pesce e i latticini sono generalmente ritenuti alimenti prettamente femminili (Vartanian, 2015; Cavazza, Guidetti, Butera, 2015), mentre il junk food e la carne rossa sono tipicamente associati al genere maschile. Il presente studio, infatti, è volto a verificare la presenza degli stereotipi di genere sul cibo già a partire dalla prima infanzia e il ruolo delle madri nell’influenzare lo sviluppo di questi stereotipi. Dai risultati della ricerca emerge che, mentre a livello implicito è stata rivelata l'esistenza di stereotipi di genere sul cibo nei bambini dai quattro ai sei anni, a livello esplicito queste associazioni non erano evidenti. Inoltre, si è evidenziato come, solo a livello esplicito, gli atteggiamenti e i comportamenti delle madri hanno influenzato, anche se di poco, il modo in cui i figli associano il genere e il cibo.
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Abstract
La presente ricerca ha lo scopo di approfondire lo studio sull’insorgenza degli stereotipi di genere legati al cibo durante l’infanzia. Essa si propone di individuare lo stadio infantile in cui hanno origine tanto l’interiorizzazione di tali stereotipi quanto l’impiego di questi ultimi come strumento di valutazione di sé e degli altri. Tuttavia, fino ad oggi la maggior parte degli studi condotti sulla relazione tra stereotipi di genere, consumo di cibo e gestione delle impressioni, si è concentrata solo in età adulta, ossia quando tali stereotipi vengono acquisiti. Le associazioni tra cibo e mascolinità/femminilità sono presenti in ogni cultura, e in particolar modo soprattutto nelle società occidentali. Il cibo, infatti, soddisfa due funzioni strettamente correlate tra loro: formazione e gestione delle impressioni. Pertanto, in base alla quantità e alla qualità di cibo che decidiamo di consumare, specialmente in occasioni pubbliche, possiamo influenzare l’impressione che gli altri commensali si formano di noi. Fattori prettamente fisiologici o sensoriali esercitano sulle scelte alimentari un effetto non diretto ma mediato dal contesto sociale di riferimento: gran parte delle preferenze alimentari si strutturano lungo un processo di apprendimento mediato culturalmente e legate a ruoli e stereotipi associati all’essere uomo o donna. Sulla base dell'analisi della letteratura precedente, la seguente ricerca si propone come primo obiettivo quello di verificare il momento esatto in cui il tipo di cibo comincia ad essere associato al genere nei bambini dell’ultimo anno di scuola materna (dai 4 ai 6 anni). Inoltre, è stato rilevato quanto quegli stessi cibi piacciano ai partecipanti ed attraverso un test di categorizzazione implicita si è analizzata la forza dei legami associativi tra concetti rappresentati in memoria, ossia il legame tra il concetto di cibo e quello di genere. Al tempo stesso, è stato elaborato un questionario, successivamente somministrato alle madri dei partecipanti, volto a misurare i loro atteggiamenti verso il cibo e la forza degli stereotipi di genere.
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