Riassunto analitico
Cosa distingue l’arte da un oggetto? Perché ci soffermiamo a contemplare la ruota di bicicletta di Duchamp mentre non facciamo lo stesso dinanzi alla ruota della nostra bicicletta? Cosa ci porta a considerarle in modo differente?
Ciò che distingue un’opera d’arte da un oggetto d’uso quotidiano è in primis l’utilità, o meglio, la sua non utilità; un quadro, una scultura, un romanzo non hanno alcuna finalità. Non possiamo d’altro canto, sostenere nemmeno che la presenza dell’arte nella società sia dovuta al fato, poiché non è possibile pensare che sia casuale il fatto che essa da sempre accompagni il cammino dell’uomo, ancor prima del linguaggio. E’ dunque ovvio supporre che l’arte abbia una sua funzione all’interno della società.
Il pubblico che osserva un’opera riconosce in esso un intento comunicativo e cosi, attraverso il suo osservare viene a compiersi quella distinzione tra atto comunicativo e informazione che porta l’arte ad esser considerata un media comunicativo.
La funzione comunicativa dell’arte è da sempre stata nel corso dei secoli, un utile strumento “sfruttato”largamente dai sistemi politici e religiosi, e’ solo a partire dal Rinascimento che , l’arte inizia a divenire indipendente dagli altri sistemi ai quali e’ stata legata per molti secoli, Una volta avviato il processo autonoma l’arte si trova a riflettere su se stessa: sui criteri guida, sul pubblico a cui rivolgersi e sul come mantenere la capacità comunicativa; è in questo clima che nascono le prime “mostre”; Negli ultimi decenni le esposizioni hanno elaborato schemi alternativi capaci di ragionare sul fenomeno dell’esporre sulle relazioni tra mostra e produzione dell’opera d’arte, ristabilendo il senso dell’esporre come discorso critico ed interpretazione del presente attraverso gli strumenti della selezione della critica della produzione di senso e dell’installazione. La forma dell’atto comunicativo della mostra oggi è dunque rappresentata da differenti ed infinite possibilità di mezzi comunicativi, che vengono correlati tra loro per produrre senso attraverso l’opera di una nuova figura che viene a delinearsi come artista: il curatore. Quest’analisi sociologica e storica sulle modalità espositive e sulle capacità comunicative ad esse connesse si ricollega ad un intento concreto che vede nella Collezione Massimo Soprani la sua realizzazione. La Collezione Massimo Soprani, è un progetto nato per ridare un “senso” ad un’eredità di oltre 300 opere di artisti vicini all’arte naїf e non solo. Lo sviluppo del web 2.0, mi ha permesso di ampliare le mie conoscenze sul panorama artistico vicino al naifismo e all’art brut, portandomi a scoprire un “mondo” popolato da appassionati, artisti e Istituzioni, vicini alle correnti artistiche così amate da mio nonno. Da qui l’idea di creare il sito Collezione Massimo Soprani, innanzitutto per dare visibilità, risalto e la giusta importanza ad una passione durata un’intera vita. Il web dunque come vetrina e come piattaforma per costruire legami, connessioni e relazioni che con il tempo potrebbero dar vita a nuove opportunità. Il creare un sito per la Collezione mi ha permesso di approfondire la conoscenza sulle opere stesse e allo stesso tempo mi ha obbligato a riflettere sugli obiettivi e le finalità a cui, tramite questo lavoro voglio giungere: partendo da approfondimenti teorici, proseguendo con un approccio semiotico sono giunta a progettare ed elaborare il corpus centrale del sito Collezione Massimo Soprani identificandone gli obiettivi, i contenuti, l’utenza ed il panorama web.
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