Riassunto analitico
Il presente lavoro nasce dalla volontà di approfondire il tema della genitorialità nel contesto carcerario italiano, argomento controverso poiché mette in primo piano la riflessione sui diversi diritti fondamentali dell’uomo tra cui i diritti dei genitori detenuti all’affettività e il diritto del minore alla famiglia, diritto che deve essere esercitato tenendo sempre presente l’interesse superiore del minore. L’immaginario comune ritiene il carcere come il luogo di afflizione della pena quasi escludendo invece il compito reale che consiste nella rieducazione del condannato per essere reintegrato nella società, nel tentativo di ridurre la probabilità di recidiva, e permettendo a chi esce dal carcere di fornire il suo apporto positivo alla società. Per la rieducazione del condannato, come sostenuto anche da numerose normative e regolamenti a livello nazionale e internazionale, è fondamentale l’esercizio del diritto all’affettività, e cioè il mantenere i legami, le relazioni, da parte di soggetti detenuti nei confronti della propria famiglia, dei propri affetti. Purtroppo, il diritto alla genitorialità viene schiacciato all’interno dell’ambiente carcerario per la sua naturale conformazione. Il diritto all’affettività si trova ad essere considerato prendendo in riferimento un altro interesse che è quello alla sicurezza, che inevitabilmente deve essere tenuto in attenta valutazione, protetto e garantito, ma allo stesso tempo cercando di tendere verso un equilibrio tra i due diritti. A livello nazionale ed internazionale è sempre più sentita la necessità di proteggere e incrementare il rapporto tra padri/madri detenuti/e ed i rispettivi figli. Ne è esempio recente un passo molto importante fatto a livello europeo per la tutela della genitorialità in carcere con la Raccomandazione europea del 4 aprile 2018, adottata dal Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa e destinata a 47 Stati membri dell’Unione Europea. Il presente lavoro di tesi si sviluppa lungo tre capitoli. Nel primo capitolo, prima di entrare nel tema della genitorialità nell’ambito del contesto carcerario, trovo sia interessante presentare un breve excursus nella storia dell’istituzione carceraria, facendo solo qualche accenno storico e affrontando l’evoluzione e i cambiamenti che essa ha subito nel corso di diverso tempo sino ad arrivare ai giorni nostri. Essenziale nel discutere l’evoluzione del carcere e delle normative ad esse legate, la legge di riforma dell’ordinamento penitenziario n. 354 del 1975, dal titolo “Norme sull’ordinamento penitenziario e sull’esecuzione delle misure privative e limitative della libertà”. Una riforma che porta con sé una nuova modalità di concepire la pena, la reclusione e di conseguenza un nuovo concetto di carcere, che fornisce un nuovo trattamento penitenziario individualizzato e che per la prima volta mette al centro dell’esecuzione penale il soggetto inteso come persona. Nel corso del secondo capitolo approfondisco il quadro teorico- scientifico della costruzione individuale della personalità, utile per comprendere quanto le influenze dell’ambiente, incluse soprattutto le relazioni nei primi anni di vita con le figure di accudimento e riferimento, possano condizionare lo sviluppo della struttura della personalità dell’individuo, sino a fargli sviluppare, nel peggiore dei casi, sofferenza e disturbi che perdureranno per tutto l’arco della vita. Nel terzo e ultimo capitolo approfondisco la figura dell’educatore penitenziario e i progetti educativi realizzati a sostegno della genitorialità in carcere nel rispetto dei diritti sia del genitore detenuto, ma sopratutto del bambino e dell'adolescente che vive la detenzione sulle proprie spalle senza aver commesso nessun reato.
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