Riassunto analitico
L’idea di questa tesi prende via da una considerazione sempre più evidente, ma spesso ignorata, di un mondo che sta cambiando. Ogni giorno, ognuno di noi entra in contatto con persone appartenenti a gruppi sociali diversi dal proprio ed è ormai sotto gli occhi di tutti che il nostro stia diventando un mondo multiculturale e globalmente connesso. Tale mutamento ha come conseguenza la necessità di pensare e strutturare modalità ed interventi mirati al loro ingresso e alla loro permanenza all’interno della scuola in modo formativo e sereno per tutti i componenti della classe o sezione. La convivenza tra culture diverse però, sia all’interno della piccola comunità che è la scuola, sia nella società più ampia, non è un processo semplice o privo di ostacoli: spesso si tratta di un contatto debole e privo di significato profondo, altre volte è intriso di pregiudizi o giudizi discriminatori. A scuola, questo diventa un problema anche dal punto di vista degli apprendimenti poiché, non vivendo situazioni sociali positive, sono spesso bambini esclusi e che non stanno al passo con gli altri. Quello che è la società, si riversa infatti ovviamente anche nella piccola comunità di futuri uomini e donne che noi chiamiamo scuola, che si ritrova sempre più con lo scopo di valorizzare (perché di questo si tratta) la prospettiva interculturale. L’insegnante in tutto questo si ritrova a dover far sì che un “dato di fatto”, ossia l’irruzione di una società multiculturale diventi appunto una grande opportunità per tutte e tutti e ciò non è sempre facile. A tal proposito, le Indicazioni Nazionali per la scuola dell’Infanzia e per il Primo Ciclo d’Istruzione sottolineano in maniera profonda l’importanza della centralità della “persona” dello studente nell’azione educativa; ciò significa, per un insegnante, accogliere e ascoltare i bisogni di ciascuno, valorizzando e non discriminando le differenze, così come le somiglianze, consentendo al proprio contesto classe di percepirsi come un “noi”, mediante l’estensione dei confini del proprio “io”. Quando entriamo in classe entrano con noi anche le nostre credenze, i nostri pregiudizi, il nostro bagaglio culturale e il nostro vissuto. Proprio per questo, partendo dalla consapevolezza che non è sempre facile lasciare fuori dalla classe ciò che è dentro di noi, potremmo avere un grandissimo alleato nell’educazione e nella formazione dei bambini in un’ottica interculturale. Di chi si tratterà mai? Uno psicologo magari? Può darsi! Ma a volte è difficile farsi capire da chi non comprende la nostra lingua. Allora chi? Forse qualcuno che con la nostra lingua non c’entra niente, o meglio che la capisce perfettamente ma non la parla. Provando a esprimere la mia personale sensibilità educativa, oserei dire che in una prospettiva ecologica e complessa, il vero “maestro”, unico nel suo genere, sia l’animale. Raramente in Italia ci si pensa poiché è ancora molto scarsa la conoscenza e la consapevolezza su questa tematica, ma ecco da dove arriva l’idea per la mia tesi. Scopriremo quanto gli Interventi Assistiti con gli Animali (I.A.A.) possano influire positivamente nell’integrazione all’interno di una classe per arrivare a una vera giustizia sociale e al benessere di tutti.
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