Riassunto analitico
La sindrome di Tourette è un disturbo neuropsichiatrico caratterizzato dalla presenza di tic motori e vocali. Questi tic possono essere definiti semplici oppure complessi. Nel primo caso, coinvolgono un solo muscolo o un piccolo gruppo muscolare, oppure, per quanto riguarda i tic vocali, comportano l’atto di schiarirsi la gola o di tossire; nel secondo caso, invece, si ha il reclutamento di grandi gruppi muscolari oppure l’emissione di parole decontestualizzate. In passato era considerata una patologia rara, ma oggi è stato riscontrato che ne è affetto l’1% della popolazione mondiale. Il sesso maschile risulta essere il più colpito e si ha un rapporto di 4:1 rispetto al sesso femminile. L’esordio della patologia si ha in età pediatrica o nella tarda adolescenza con la comparsa di tic motori semplici, seguiti dall’insorgenza di almeno un tic vocale. La sindrome può essere diagnosticata sia negli adulti che nei bambini, ma i sintomi devono essersi manifestati prima dei 18 anni di età, devono essere cronici e presentare un andamento fluttuante e devono essere esacerbati dall’ansia e dallo stress. Lo strumento più utilizzato per valutare la severità dei tic è la Yale Global Tic Severity Scale (YGTSS), che prende in considerazione il numero di tic, la frequenza, l’intensità, la complessità e le interferenze. L’eziologia della patologia è incerta, ma diversi studi ne hanno confermato l’ereditabilità, sebbene non siano ancora stati identificati i geni responsabili. Sono state osservate, inoltre, anomalie cerebrali sia strutturali che funzionali e sono state indagate possibili cause epigenetiche. Sono frequenti le comorbilità con altri disordini di natura neuropsichiatrica, primo tra tutti il disturbo da deficit dell’attenzione/iperattività, ma anche il disturbo ossessivo compulsivo e i disturbi dell’apprendimento. Inoltre, spesso i pazienti sviluppano psicopatologie, come la depressione o l’ansia, che coesistono con la sindrome e ne aggravano i sintomi. La sindrome di Tourette ha un impatto considerevole sulla qualità della vita del paziente. Possono verificarsi, infatti, tic molto dolorosi, che alterano la mobilità funzionale del paziente, oppure tic autolesivi, che possono culminare in un infortunio. In aggiunta, alcuni tic caratterizzati da movimenti violenti possono portare allo sviluppo di complicazioni severe, come la mielopatia cervicale. Molteplici tic, inoltre, condizionano gravemente la vita sociale e lavorativa del paziente, in quanto comportano l’esecuzione di gesti socialmente inappropriati. I farmaci più frequentemente utilizzati per il trattamento della sindrome di Tourette sono gli antipsicotici, in particolare aripiprazolo, risperidone e, nei casi refrattari, aloperidolo, e gli agonisti dei recettori alfa2 adrenergici, specialmente la clonidina. Questi farmaci, però, non sono in grado di eliminare i sintomi e, in certi casi, non sono sufficientemente efficaci nemmeno nel ridurne la severità; inoltre, presentano effetti collaterali molto gravi. Molti pazienti, quindi, trarrebbero beneficio dall’impiego di trattamenti alternativi. Sulla base di queste considerazioni, sono stati condotti diversi studi per valutare l’efficacia terapeutica della cannabis nel trattamento della sindrome di Tourette ed è emerso che questa pianta è in grado di intervenire sia sui tic che sulle comorbilità con minori effetti collaterali e, di conseguenza, potrà costituire una valida alternativa terapeutica per il trattamento di questa patologia.
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