Riassunto analitico
La paralisi cerebrale infantile è la causa più comune di disabilità fisica permanente a esordio infantile, che colpisce circa 1 neonato su 500 con una prevalenza stimata di 17 milioni di persone in tutto il mondo. La PCI non è un'entità patologica nel senso tradizionale ma descrive un ampio gruppo di disturbi neurologici causati da una lesione permanente e non progressiva del cervello in via di sviluppo, che si verifica prima, durante o poco dopo la nascita. Al momento non esiste una cura, ma si interviene con la prevenzione, il controllo dei sintomi, la gestione delle complicanze e con la terapia riabilitativa. Quest’ultima costruita in modo bilanciato e mirato sia alla percezione che al movimento, tenendo in considerazione aspetti, limiti e capacità proprie di ogni soggetto. Questo studio si basa sulle evidenze raggiunte circa l’efficacia del Action Observation Training (AOT – visualizzazione, da parte dei bambini affetti, di video con bambini sani di cui replicare il movimento) con modello normale nei pazienti con PCI; tuttavia ci si è chiesti se non si possa in qualche modo migliorare il modello, dato che il paziente vive già immerso in un contesto in cui la normalità è facilmente accessibile. L’AOT funziona grazie all’apprendimento mediato dal Sistema Mirror, attraverso il quale l’osservazione di un’azione eseguita da un’altra persona attiva in chi la osserva, automaticamente, lo stesso circuito nervoso deputato alla sua esecuzione: esso permette di comprenderne il significato e l’intenzione, inducendo una riprogrammazione immediata dell’azione osservata (Mental Imagery). Dalle osservazioni emerse durante il trattamento AOT di bambini emiplegici con mano sinergica che copiavano il risultato raggiunto invece della performance, si è ipotizzata la possibilità di raggiungere una maggiore efficacia, in termini di coping solutions, nel proporre una sequenza di movimenti realizzati da una mano compromessa ma più abile di quella dell’osservatore piuttosto che da una mano normale. Questo progetto di ricerca si propone di ampliare le conoscenze riguardanti l’AOT al fine di apportare modifiche migliorative all’approccio terapeutico. Integrando il proprio percorso di formazione, i professionisti del settore avranno gli strumenti necessari per essere guidati nella scelta più opportuna tra schemi di normalità e schemi patologici migliorativi. Tale scelta sarà guidata da una maggiore attenzione alla comprensione delle strategie evolutive della paralisi cerebrale infantile piuttosto che allo sviluppo tipico del bambino sano. Questo studio, supportato da fMRI, ha interessato un gruppo di bambini affetti da UCP, omogeneo per livello di compromissione motoria nella mano paretica, per localizzazione della lesione cerebrale e con caratteristiche cliniche confrontabili. Entrambi gli interventi di AOT consistevano nel guardare sequenze video di azioni dirette agli obiettivi concreti per riprodurre subito dopo queste azioni utilizzando la stessa impostazione e stessi oggetti. I bambini hanno partecipato a 3 settimane di AOT intensivo; la maggior efficacia di un modello rispetto all’altro è stata stabilita primariamente con l'AHA, somministrata attraverso una sessione di gioco semi-strutturata, e secondariamente con MUUL, ASK e ABILHAND. Lo studio conferma l’ipotesi che per la terapia AOT entrambi i modelli, sano e patologico, risultano efficaci; quest’ultimo risulta migliore se valutato immediatamente dopo la terapia. Nel follow-up, pur mantenendo l’efficacia, si perde la differenza. Parallelamente, dall’analisi dei risultati di fMRI, emerge come i soggetti più sensibili alla differenza tra i modelli siano quelli con l’arto più compromesso: quest’ultimi potrebbero di conseguenza ricavare un maggiore effetto dall’AOT basato sul modello patologico.
|