Riassunto analitico
INTRODUZIONE: La sepsi rappresenta un problema di salute pubblica globale ed è responsabile del 15% dei decessi in epoca neonatale. In base all’epoca di insorgenza si distinguono due tipologie di sepsi: sepsi ad esordio precoce (entro 72 ore dalla nascita), a trasmissione verticale, causate principalmente da Streptococcus agalactiae (SBG) e sepsi ad esordio tardivo (dopo 72 ore di vita), a trasmissione orizzontale, spesso causate dagli stafilococchi coagulasi-negativi (CoNS). Le sepsi neonatali frequentemente hanno manifestazioni cliniche non-specifiche, ritardando quindi la diagnosi. È fondamentale la tempestività nel riconoscimento e nel trattamento delle sepsi neonatali per ridurre il tasso di complicanze, tra cui il decesso. Gli obiettivi del nostro studio sono valutare l’associazione tra la tempestività dei trattamenti effettuati e gli esiti degli episodi settici, confrontare le diverse variabili tra i sopravvissuti e i deceduti e creare un modello predittivo dell’esito decesso. MATERIALI E METODI: Si tratta di uno studio osservazionale, retrospettivo, monocentrico, condotto su neonati di EG < 32 settimane e peso alla nascita < 1500 grammi con sepsi severa o shock settico afferenti all’Unità operativa di Neonatologia del Policlinico di Modena tra il 1° Giugno 2010 e il 1° Giugno 2022. La selezione dei pazienti si è basata sulla ricerca di almeno una coltura profonda positiva (emocoltura o liquor) svolta nel periodo di osservazione dello studio, escludendo quelle positive per patogeni CoNS e le EOS. Il progetto è stato approvato dal Comitato Etico locale (protocollo 978/2019) e ha ottenuto l’autorizzazione dalla Direzione Sanitaria Aziendale. RISULTATI: Sono stati selezionati 74 pazienti che hanno sviluppato 83 episodi di sepsi in totale: l’EG mediana è risultata 26 settimane e il peso mediano alla nascita è stato 780 grammi. Valori più alti di PA media all’esordio (mediana= 40,5 mmHg) sono associati ad un rischio di decesso ridotto (OR= 0,91). All’esordio dei sintomi, una concentrazione di lattati (mediana= 1,65 mmol/l) più alta è associata ad un aumento del rischio di decesso (OR= 1,82). Abbiamo anche osservato che i neonati con sepsi da patogeni gram negativi hanno un rischio di decesso 6 volte maggiore rispetto al rischio di decesso di coloro che hanno sepsi da patogeni gram positivi. I patogeni più frequenti appartengono alla famiglia delle Enterobacteriaceae (36 su 83 casi), seguiti da SBG (11 su 83) e Staphylococcus aureus (11su 83). In particolare, il 60,24% delle sepsi è causato da patogeni Gram negativi. Più del 70% dei pazienti hanno ricevuto una terapia antibiotica efficace, con un intervallo di tempo mediano tra la diagnosi della sepsi e la somministrazione di 2 ore. Anche l’intervallo di tempo mediano tra l’esordio della sepsi e l’infusione dei fluidi è risultato essere 2 ore e sono stati utilizzati cristalloidi nel 74,5% dei casi. Oltre il 50% dei pazienti ha ricevuto catecolamine, in particolare dopamina o dobutamina (circa 55% delle somministrazioni). 17 pazienti su 83 sono deceduti in seguito all’episodio di sepsi, 14 dei quali entro 7 giorni dall’esordio. Abbiamo inoltre osservato 5 esiti cerebrali, 19 ROP, 31 BPD, 10 NEC e 7 PDA. CONCLUSIONE: I neonati pretermine VLBW hanno un rischio maggiore di decesso e/o complicanze in corso di sepsi severa o shock settico. Danno esiti peggiori gli episodi di sepsi con bassa PAM all’esordio, lattati elevati, patogeni gram negativi o resistenti all’antibioticoterapia. Abbiamo costruito un modello predittivo del rischio di decesso con sensibilità del 100% e specificità del 73,4% basato sui lattati e sulla PA media all’esordio della sepsi che può essere molto utile nella pratica clinica nelle NICU per ridurre il rischio di decesso per sepsi severa e shock settico.
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