Riassunto analitico
La presente tesi si occupa degli stereotipi di genere, di come siano prodotto di una costruzione sociale e culturale, laddove centrali risultano le categorizzazioni, le convenzioni condivise e prodotti dell’immaginario collettivo, che in merito alle tematiche in oggetto continuano a riproporre contraddizioni ed ambivalenze, sostenendo un’asimmetria nei rapporti di genere. Si propone di indagare la questione dell'origine delle disuguaglianze di genere, analizzando il problema delle identità di genere come processo introiettato e naturalizzato attraverso un processo complesso in cui corpi e identità di genere, plasmate dal processo di socializzazione, si confrontano con stereotipi e aspettative sociali, in un contesto di lettura poco flessibile dal punto di vista del genere. Ci si occupa proprio di questo, dando conto alla nuova esperienza di realtà aumentata dai media, non soltanto alla rappresentazione sessualizzata che i media propongono del corpo, ma soprattutto alle dimensioni culturali sottostanti a questa rappresentazione. Per poter dimostrare questo, la tesi si svilupperà nel modo seguente. Il primo capitolo delinea il concetto di stereotipi di genere e il pregiudizio come condizione quasi biologica dell’uomo, al fine di percorrere le evoluzioni che hanno portato alla nascita di atteggiamenti ostili verso le donne e le basi culturali su cui si innestano i processi di discriminazione delle donne, alla loro nascita, la loro storia, le loro caratteristiche e le varie declinazioni. Una chiave di lettura utile per comprendere questo fenomeno è il sessismo, forma discriminatoria che può avere conseguenze molto gravi. Viene associata a queste questioni la violenza, come corollario drammatico purtroppo evidenziato dalla cronaca più recente. Nel secondo capitolo vengono affrontate le declinazioni del processo di categorizzazione sociale in un contesto come quello dei media. In questo capitolo si passa alle narrative dei media di massa. Lo scopo è fornire una mappatura delle discussioni discorsive più ricorrenti nella rappresentazione delle diverse modalità di violenza, in particolare, si prendono in considerazione le nuove forme di violenza online. Ne deriva un’elaborazione del concetto dell’influenza dei mass media tra persuasione e adattamento, repertorio di attuale osservazione. Il terzo capitolo, in stretta correlazione con il precedente capitolo, si concentra sulla ‘vulnerabilità dei corpi’. Si è tentato di indagare le conseguenze individuali dell’auto-oggettivazione sessuale, evidenziando gli effetti dell’influenza dei flussi comunicativi sui social network e lo sviluppo dell’ideale corporeo femminile nei media attraverso diverse chiave di lettura della manipolazione digitale. Il capitolo prende in esame come l’oggettivazione e l’auto-oggettivazione sessuale possono essere lette come negazione dell’umanità femminile e tale negazione comporta delle conseguenze non secondarie nella dimensione sociale del ruolo della donna e della sua percezione. Interrogando tali configurazioni alla luce della disamina condotta nei capitoli teorici, si mira a evidenziarne gli aspetti critici; ma si intende anche individuare casi virtuosi, perché capaci di scandire la complessità degli elementi in gioco, o piuttosto di delineare immaginari alternativi. L’ultima parte, il quarto capitolo, è dedicato alla presentazione di una ricerca che è andata a indagare le modalità di trasmissione culturale degli stereotipi di genere. In particolare, si è testato come comportamenti stereotipici vissuti durante l’infanzia abbiano influenzato comportamenti e stereotipi delle persone in età adulta. L’obiettivo era di comprendere se l'adesione (presente e passata) a comportamenti e atteggiamenti che legittimano la posizione subordinata della donna possano avere un effetto sull'autostima e la soddisfazione per la propria vita.
|