Riassunto analitico
Il carcinoma epatica è la forma maligna primaria di cancro del fegato più frequente, in quanto rappresenta più del 85% delle malignità primarie del fegato. È considerato la seconda causa di morte nel mondo per cancro, con quasi 746.000 morti nel 2012. Per svilupparsi, ha di solito come substrato una epatopatia cronica e la cirrosi che possono avere varie eziologie, in particolare l’epatite virale.L’HCC è la risultante di alterazioni genetiche ed epigenetiche con conseguente alterazioni molecolari (sovraespressione di proteine di membrana) responsabili della crescita e dell’angiogenesi. Pertanto, l’HCC acquisisce alcune caratteristiche come l’invasione, la disseminazione a distanza (metastasi), l’insensibilità alle molecole che bloccano la crescita cellulare, l’indipendenza da fattori di crescita .A causa di queste alterazioni genetiche ed epigenetiche, si viene a creare un ambiente complesso che caratterizza l’HCC sia dal punto di vista diagnostico che terapeutico. La radioterapia e la chemioterapia convenzionale sono risultate ormai superate per quanto riguarda la cura dell’HCC, a causa dell’elevata tossicità e della scarsa sensibilità, insieme ai trattamenti chirurgici di tipo conservativi che anche se di continua applicazione oggi, presentano anche i loro limiti. In questi ultimi anni, sono stati fatti progressi enormi per quanto riguarda le nuove linee di trattamento, dall’introduzione di terapie molecolari (Sorafenib) passando dall’immunoterapia fino ad arrivare all’introduzione di tecniche che limitano la tossicità, aumentando così la specificità e la selettività nelle cure come l’uso delle nonoparticelle (NPS) che saranno l’argomento di studio in questa tesi. La nanomedicina può essere definita come modello di diagnosi e di terapia basato su l’utilizzo di particelle di ridotte dimensioni e forma su nanoscala nel range (1-100) per la diagnosi, trattamento, e prevenzione delle patologie mirate. Il caricamento dei chemioterapici all’interno di sistemi nanoparticellari, il direzionamento e la biodistribuzione dei farmaci incapsulati dentro esse sono previsti per superare le principali sfide verso strategie terapeutiche effettive per la cura del carcinoma epatico e ridurre gli effetti avversi che limitano la citossicità , la biocompatibilità, l’immunogenicità, la degradabilità e la stabilità che hanno un’influenza sul modello di efficienza di queste particelle. Dal punto di vista terapeutico, una strategia di questo tipo aumenta l'accumulo dei farmaci in modo specifico e mirato nei tessuti bersaglio, riducendo al minimo gli effetti avversi sistemici inoltre sono meno invasivi. Studi clinici e preclinici infatti hanno rivelato l’abilità di tali approcci nel miglioramento dei pazienti affetti dal carcinoma epatico con delle attese soddisfacenti rispetto alle terapie convenzionali, ponendosi quindi come una prospettiva reale per portare ad una nuova chance terapeutica.
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