Riassunto analitico
La sclerosi laterale amiotrofica (SLA) è una rara e grave malattia neurodegenerativa che colpisce il motoneurone superiore e inferiore portando il paziente a una rapida e progressiva perdita delle capacità motorie, e di conseguenza a morte. Nonostante negli ultimi anni si siano resi disponibili alcuni nuovi trattamenti farmacologici, risulta ancora incurabile. Al fine di identificare nuove terapia più efficaci, si cercano di comprendere i meccanismi patogenetici implicati nell’insorgenza della SLA. Oggi conosciamo molti geni implicati nella patogenesi, ma appare comunque chiaro che vi devono essere dei fattori ambientali che concorrono allo sviluppo della malattia in misura più o meno rilevante. Come fattori di rischio sono stati indagati il fumo di sigaretta, condizioni mediche pregresse e traumi cranici, l’esposizione a metalli pesanti e selenio, il microbiota, pesticidi, inquinanti ambientali e campi elettromagnetici. In questo studio caso-controllo abbiamo analizzato l’esposizione al verde, valutata tramite dati satellitari del Normalized Difference Vegetation Index (NDVI), e l’inquinamento luminoso notturno, valutato con Defense Meteorological Satellite Program (DMSP), in un gruppo di pazienti reclutati nelle province di Modena, Reggio Emilia e Parma e che hanno sviluppato la SLA nel periodo 1998-2012. È stato evidenziato un effetto protettivo del verde urbano (OR = 0,9) per valori intermedi di esposizione (NDVI tra 0,30-0,50), corrispondenti ad aree alberate cittadine o paesini vicino alla campagna, mentre per valori inferiori (aree fortemente urbanizzate) e maggiori (foreste fitte) si è rilevato un maggior rischio di insorgenza di SLA. Possibili meccanismi che spiegherebbero l’effetto benefico del verde nelle patologie neurodegenerative sono la maggior opportunità di attività fisica che può promuovere la sopravvivenza dei neuroni, la riduzione delle concentrazioni degli inquinanti atmosferici, specie l’NO2 e i PM2,5, forse grazie alla capacità delle aree verdi di depositarli sulle foglie. L’analisi dell’inquinamento luminoso tramite DMSP non ha evidenziato un rischio aggiuntivo di SLA, anche se dati satellitari più recenti potrebbero essere più sensibili e accurati nel rilevare una eventuale differenza significativa.
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