Riassunto analitico
L’epidemia di Covid-19 per la sua rapida e ampia diffusione, nonché per la sua notevole mutabilità, ha indubbiamente colpito la sanità pubblica ponendo seri problemi circa la tenuta di un sistema sanitario. Questa ricerca affronta questa evenienza: cosa ha provocato il Covid-19 nella diagnostica? La revisione della letteratura scientifica in merito all’impatto del Covid-19 sulla diagnostica tumorale ha documentato un ritardo significativo dell’iter diagnostico. Ritardo indubbio, ma che fotografa situazioni ed eventi limitati alla branca di esercizio, ricerca o al settore analizzato. Solo più recentemente sono usciti lavori che hanno analizzato a livello più generale le ricadute sulla dinamica oncologica; la maggior parte di queste ricerche documentano un ritardo diagnostico differentemente attribuibile ai diversi attori: 71% al medico, 13% al paziente, 15% alla politica, ma che nel complesso ha interessato circa il 29% dei soggetti. Mentre altri lavori hanno rilevato una tenuta del SSN con un calo degli interventi pari all’8% e delle incidenze pari al 4%. Questa ricerca ha inteso analizzare quanto occorso, ma da un punto di vista più ampio. Nello specifico, la finalità di questo studio è stata quella di attuare una fotografia che potesse valutare l’impatto che la pandemia ha provocato nella diagnostica delle differenti tipologie di presentazione delle neoplasie in un’area del nord Italia. Confrontando i due periodi presi in esame (Pre Covid ed Inter Covid) si è documentata una riduzione del 16.88% sulle prestazioni diagnostiche istologiche di prime diagnosi di tutte e quattro le evenienze analizzate (patologia benigna, maligna IS e invasiva, metastasi). Questi numeri esprimono un forte indice di danno che la pandemia ha provocato. L’analisi approfondita dei movimenti della diagnostica evidenzia un massiccio calo della diagnostica globale presso il nostro istituto che è passata da 2181 casi a 1370 casi con una riduzione del 37 % (p < 0.001) registrata nel mese di marzo del 2020, inizio del lockdown. La diagnostica dei tumori benigni ha subito un crollo, in seguito al lockdown, nel mese di aprile, con un calo del 79.6% (p < 0.001). Ovvero la gente ha procrastinato in massa un esame benigno, ma riflettete: benigno lo è risultato dopo, a priori non si sapeva. Analogo comportamento le neoplasie risultate in situ che hanno subito nel solo mese di aprile un calo pari al 55.5 %. Sinora se le due condizioni analizzate non pongono problemi imminenti alla salute; per il capitolo carcinomi invasivi, al contrario, la tempistica è importante. Nel solo mese di aprile si è verificato un calo delle diagnostiche pari a 342 casi ovvero del 39.2 %. Le diagnosi relative alle metastasi hanno subito il calo maggiore sempre nel mese di aprile pari a 28 casi, ovvero il 32.1%. Il dato confortante di come abbia resistito il sistema sanitario modenese, sta nell’analisi dei mesi in coda al 2020 ove si assiste ad un pareggio delle diagnosi confrontando i due anni e relativamente ai tumori benigni e ai carcinomi IS, mentre per le forme invasive si assiste ad un ribaltamento con un numero maggiore di diagnosi nel trimestre finale del 2020 rispetto al 2021. Questo dato documenta lo sforzo attuato dagli operatori sanitari nel recuperare al massimo l’attività di diagnosi utile non solo alla diagnostica ma anche all’approccio terapeutico. La storia giudicherà meglio quello che il sistema sanitario nazionale si è trovato ad affrontare e, cosa più importante, ci darà dei dati che ci faranno capire meglio quello che è successo e, mi auguro, che una digestione temporale sicuramente porrà le basi per una conoscenza migliore di cui fare tesoro per il futuro.
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