Riassunto analitico
“Il Judo educativo, uno strumento per l’inclusione scolastica e sociale” è una tesi che parla di come questa nobile disciplina possa avere delle valenze educative spendibili in diversi contesti della società. Il primo capitolo “La storia del Judo da Jigoro Kano ad oggi” ripercorre le tappe che hanno caratterizzato la storia del Judo a livello mondiale. Dapprima sono indagate le origini del fondatore Jigoro Kano, il quale, grazie alla sua esperienza maturata come atleta di Ju-jitsu, ha pensato di rivisitare quanto appreso, al fine di dare una valenza psicologica ed educativa, creando così un’arte marziale volta ad acquisire competenze di attacco e difesa, ma allo stesso tempo capace di formare uomini responsabili. Il paragrafo che segue riprende e sviluppa gli aspetti educativi e psicologici della disciplina: lo scopo principale di Jigoro Kano, quando aveva fondato la prima scuola di Judo denominata Konodan, aveva l’intenzione di creare un laboratorio permanente per la vita, con lo scopo appunto di formare individui in grado di autodeterminarsi, secondo la propria legge, intesa come espressione della libertà positiva dell’uomo e, quindi, della responsabilità e imputabilità di ogni suo volere e azione. Il secondo capitolo, intitolato “Il Judo educativo a scuola”, indaga le possibili applicazioni del Judo nella sua veste educativa all’interno dell’Istituzione scolastica. Nei paragrafi verranno quindi illustrati i benefici che la pratica sportiva può avere sui bambini con disturbi comportamentali, al fine di favorire la loro inclusione scolastica. Si parlerà inoltre del rapporto intercorrente tra psicomotricità e Judo e delle possibili applicazioni che quest’arte marziale può avere durante le ore di educazione fisica a scuola. Il capitolo si chiude con un paragrafo volto a dimostrare le positive ricadute che la pratica del Judo favorisce anche nelle altre discipline del curricolo scolastico. Il terzo capitolo, dal titolo “Il Judo come strumento di inclusione sociale: il caso della palestra Star Judo Club di Scampia (Napoli)” riguarda l’esperienza che il maestro Gianni Maddaloni ed il suo staff stanno applicando in un territorio sociale caratterizzato da un alto tasso di dispersione scolastica, violenza minorile e povertà come il famoso quartiere napoletano. Il racconto delle iniziative educative promosse da Maddaloni permette al lettore di conoscere uno spaccato della società italiana e, al tempo stesso, di apprezzare il valore e l’utilità didattica e sociale del Judo anche (e forse soprattutto) in contesti “difficili”.
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