Riassunto analitico
Il sistema scolastico italiano odierno vive un processo dinamico di risveglio culturale, intorno a quello che possiamo denominare il paradigma dell'inclusione. Questo elaborato ha l’obiettivo di presentare una delle possibili strade che il team docente può percorrere per rispondere al bisogno di inclusività nel proprio contesto scolastico. Con la presente trattazione si cercherà di mostrare in modo convincente che è possibile progettare e gestire degli ambienti educativi eterogenei senza dover rinunciare ad una alta qualità degli apprendimenti, consentendo, perciò, a tutti gli studenti di accedere e partecipare alla relazione apprendimento-insegnamento nel miglior modo possibile, valorizzando specificità e bisogni di tutti e di ciascuno. Si presenta, quindi, nei primi capitoli un approfondimento sull’inclusione ed un’analisi relativa alle Linee Guida proposte dall’Universal Design for Learning come guida e sostegno per l’insegnante che si propone di progettare la propria didattica in modo inclusivo. Il pensiero dell’Universal Design for Learning (UDL) è stato introdotto all’inizio degli anni ’90 dal Center for Applied Special Technology (CAST), organizzazione che ha svolto un ruolo chiave nella diffusione e nel progresso delle conoscenze e delle pratiche relative ad esso. Secondo il CAST, l’UDL “è un framework per disegnare curriculi che permette a tutti gli individui di acquisire conoscenze, abilità, competenze ed entusiasmo per l’apprendimento. L’UDL fornisce ricchi supporti per l’apprendimento riducendo gli ostacoli presenti nei curricoli e mantenendo degli obiettivi con standard alti per tutti.” (CAST, 2010). Vengono così propone delle Linee Guida, strumento per la pianificazione proattiva di lezioni coinvolgenti e accessibili, le quali si concentrano su tre nuclei tematici fondamentali - rappresentazione, espressione e impegno\coinvolgimento - per aiutare gli insegnanti a sviluppare un insegnamento motivante ed accessibile con lo scopo di aumentare la partecipazione di tutti gli studenti, compresi quelli con bisogni speciali. Inoltre, alla parte teorica si associa, nei capitoli successivi, una pratica peculiare di progettazione inclusiva, svolta nell’ambito della biologia. Viene, quindi, dapprima presentata la didattica della biologia con una particolare attenzione alla declinazione inclusiva di essa; ed in seguito, viene proposto uno studio di un caso in cui si è scelto di promuovere l’inclusione adottando una progettazione della biologia nella scuola in ospedale. Oggetto di questa didattica è stato il seme, scelto in quanto elemento spesso familiare ai bambini e contenitore di grandi significati, uno degli spunti più interessanti per l’avvio di un progetto ben adattabile sia per i bambini dell’infanzia, sia per i ragazzi della primaria. Con la pratica descritta nell’ambito della didattica della biologia si è dimostrato che è possibile progettare una didattica inclusiva in un contesto peculiare quale quello della scuola in ospedale, dove attori, spazi e tempi sono sempre delle incognite, e di conseguenza si può dedurre che in un contesto meno imprevedibile e complesso come quello della scuola sia possibile progettare una didattica inclusiva che risponda alle specificità e ai bisogni di tutti e di ciascuno.
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