Riassunto analitico
La protezione dell’ambiente è diventata una priorità assoluta nelle agende programmatiche della comunità internazionale. Il valore dell’ambiente naturale è stato riconosciuto come perno fondamentale di tutte le attività umane, siano esse industriali, economiche o sociali. Il degrado dello stato di salute del pianeta, i disastri ecologici degli ultimi anni, gli elevati livelli di inquinamento sono tutti fenomeni che non conoscono confini geografici e che quindi riguardano tutti senza alcuna distinzione. Negli ultimi 30 anni gli Stati hanno cercato di colmare una incompleta e inadeguata legislazione a tutela dell’ambiente dovendo trovare rapide soluzioni per arginare il declino dell’equilibrio dell’ecosistema. L’approccio interventistico si è sempre basato su interventi posteriori con misure ambientali end of pipe, ma questo approccio non può più essere perseguito, è importante che la comunità mondiale capisca che per quanto riguarda le misure di salvaguardia dell’ambiente l’azione dev’essere preventiva sostenuta da una politica ambientale ed una regolamentazione giuridica. Dagli anni ‘70 in poi gli Stati hanno cambiato approccio nell’affrontare la questione ambientale, iniziando a stipulare convenzioni e accordi basati sulla globale importanza di tutelare il nostro pianeta. Numerosi studi e ricerche scientifiche hanno cercato di estremizzare l’intervento legislativo a favore della salvaguardia dell’ambiente. La grande novità degli anni ‘80 è stata quella di spostare l’attenzione, ampliando la materia di studio anche sui risvolti sociali della questione ambientale, facendo emergere le contraddizioni di un modello di sviluppo che pone l’attenzione solo alle conclusioni economiche. Negli anni ‘90 grazie alla Convenzione di Rio de Janeiro si è chiesto agli Stati partecipanti di continuare a lavorare a livello locale, ma con la convinzione che i benefici poi ricadranno globalmente per creare nuovi strumenti capaci di rispondere ad un’esigenza di creare nuovi strumenti, attraverso i quali avviare un processo di sviluppo sostenibile, nella consapevolezza della stretta interconnessione esistente tra ambiente e sviluppo. Purtroppo la conferenza di Rio de Janeiro come le successive non hanno saputo inserirsi nel contesto normativo dei singoli Stati, rimanendo mere indicazioni riconosciute da una moltitudine di soggetti, ma di difficile attuazione pratica a causa di uno sviluppo economico ancora poco attento all’ambiente. Il Brasile è il Paese delle grandi risorse, da sempre è stato sfruttato per la sua enorme ricchezza ambientale e minerale. Purtroppo questo sfruttamento è stato più o meno importante a seconda delle personalità che lo hanno governato. Nel progetto di tesi verrà affrontato come negli ultimi dieci anni sia mutato l’impegno dello Stato nella salvaguardia dell’ambiente, che in Brasile significa, tutela soprattutto della più grande foresta pluviale al mondo, la foresta Amazzonica. Se potessimo disegnare una linea del tempo, l’elezione di Jair Bolsonaro è senza dubbio il momento più significativo nella gestione della questione ambientale. Prima della sua elezione l’impegno era stato importante, con un’organizzazione precisa e regolamentata, con l’obiettivo preciso di diminuire le emissioni di carbonio e salvaguardare flora fauna, ma soprattutto le comunità indigene che vivono all’interno della foresta con tradizioni e modi di vivere completamente diversi da quelli dei cittadini di Manaus. Dopo l’elezione di Bolsonaro, in pochissimi mesi, la questione ambientale è diventata motivo di scontri e dissidi interni, ma con la grandissima tragedia degli incendi che hanno devastato migliaia di ettari di foresta amazzonica e ucciso moltissimi indigeni, ha raggiunto il mondo intero destando preoccupazione e sgomento a livello internazionale, senza però riuscire a cambiare l’obiettivo distruttivo del Presidente.
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