Riassunto analitico
Il presente lavoro si è proposto di approfondire la conoscenza del popolo zingaro e, in particolare, la relazione instaurata tra questa minoranza e il più ampio gruppo maggioritario (occidentale europeo), storicamente caratterizzata da una forte contrapposizione. In seguito a un inquadramento teorico-bibliografico sulla questione, è stato preso in esame il territorio di Reggio Emilia per indagare come un comune caratterizzato da un’elevata presenza di sinti stanziali intervenga a favore della piena inclusione della minoranza in esame e della più generale relazione interculturale. Una particolare attenzione è stata rivolta al ruolo della scuola (dell’infanzia e primaria) che, pur essendo un’istituzione culturalmente segnata, risulta il luogo cardine per formare cittadini in grado di valorizzare le differenze e instaurare rapporti interculturali positivi. Per ricostruire la feconda esperienza del Comune di Reggio Emilia e la collaborazione instaurata tra il Progetto Nomadi e le scuole è stato utilizzato un approccio qualitativo e, nello specifico, è stata analizzata la documentazione presente sull'argomento; sono stati individuati e successivamente mappati i progetti che il Progetto Nomadi ha realizzato in collaborazione con le scuole dell’infanzia e primarie a sostegno del successo scolastico e dell’inclusione degli alunni sinti; è stata svolta un’osservazione partecipante a fianco degli operatori del Progetto Nomadi; sono state svolte interviste semistrutturate a insegnanti, educatori, referenti didattici, dirigenti scolastici e operatori del Progetto Nomadi del Comune di Reggio Emilia ed è stata svolta un’esperienza sul campo come tirocinante in una scuola del territorio caratterizzata dall'elevato numero di sinti iscritti. A seguito della ricerca empirica svolta è possibile affermare come, nonostante il Comune di Reggio Emilia proponga interventi finalizzati alla riduzione del conflitto e della diffidenza interculturale, il rapporto in esame continui a essere caratterizzato da separatismo e mancanza di contatto spontaneo, soprattutto nella relazione tra adulti. Per ciò che concerne la rete sistemica creata tra il Progetto Nomadi e le scuole, è possibile invece attestare una maggiore attenzione al percorso di scolarizzazione della minoranza sinta e al rapporto scuola-famiglia; questa nuova attenzione si è tradotta nell'incremento delle possibilità di svolgere percorsi scolastici positivi, fondamenta per la costruzione di rapporti paritetici. I risultati positivi ottenuti dalle progettazioni indagate in termini di inclusione e potenziamento didattico non hanno però dato origine a percorsi altrettanto strutturati a favore della relazione interculturale in esame. Anche nell'ambito scolastico quindi è possibile attestare come la relazione tra sinti e gagé continui a essere caratterizzata da resistenze sia nel rapporto tra famiglie sia nel rapporto tra famiglie e scuola. Di fronte al permanere di questi ostacoli diviene chiaro come la possibilità di sperimentare nuove modalità di relazione tra sinti e gagé richieda inevitabilmente una maggiore consapevolezza del ruolo potenziale insito nell'istituzione scolastica e delle specifiche competenze interculturali necessarie agli attori educativi per permettere alla scuola di divenire realmente il luogo in cui costruire nuove modalità di rapporto con l’Altro. Queste riflessioni non possono scindersi dalla costatazione che l’istituzione scolastica non è però indipendente dalle scelte politiche: l’esclusione sociale e la separazione conseguenti al perdurare dello stazionamento della comunità dei sinti reggiani nei campi sosta non possono che avere inevitabili conseguenze sul processo di formazione dei bambini e sulla possibilità di un incontro tra i due gruppi sociali in esame scevro da rappresentazioni distorte.
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