Riassunto analitico
Oggi le convenzioni sulle droghe sono, in superficie, tra i più ampiamente ratificati di tutti gli strumenti dell'ONU ma questo rivestimento di supporto praticamente universale maschera una serie di criticità sistemiche e riportando le parole del direttore esecutivo dell’UN Office on Drugs and Crime (UNODC) "la cannabis è il punto più vulnerabile dell'intero edificio multilaterale”. Un difficile dilemma è quindi entrato nei forum internazionali della politica della droga poiché non c'è dubbio che i recenti sviluppi relativi alla regolamentazione della cannabis siano andati oltre la copertura legale dei trattati; tuttavia molti governi continuano a propagandare il presunto consenso globale sulla politica della droga ma i costi di adesione a questa “finzione giuridica”, aggrappata alla fallace tesi della flessibilità dei trattati, rischiano di crescere nel tempo a discapito della reputazione degli stati che si aggrappano ad essa e a scapito del rispetto dei trattati stessi così come del diritto internazionale in senso più ampio; evitare il dibattito serve solo a perpetuare una cornice legale incoerente e datata, il che porta a più ipocrisia che cela la realtà dell’infrazione dei trattati, la quale a sua volta mina il rispetto delle convenzioni internazionali. In tal sede, è quindi opportuno valutare la fattibilità e l'opportunità di una serie di diverse opzioni legali perseguibili con diversi contesti chiave in mente: la struttura relativamente rigida e l’inerziale funzionamento del regime di controllo internazionale della droga in sé, gli ostacoli procedurali e politici prevedibili che le diverse strategie di allineamento possono comportare, e il menù più ampio di opzioni che il diritto internazionale offre in modo da trovare l'equilibrio tra garantire la stabilità del regime istituito dai trattati e consentire le necessarie modifiche alla luce degli sviluppi nella politica internazionale.
|