Riassunto analitico
La malattia di Parkinson idiopatica (MPI) è un disturbo neurodegenerativo caratterizzato dalla perdita di neuroni dopaminergici nella sostanza nera, associato alla presenza di corpi di Lewy nei gangli basali, nel tronco encefalico e nella corteccia. L’età media di esordio è 60 anni. Anche se la diagnosi clinica si basa sulla presenza di bradicinesia e di altre caratteristiche motorie fondamentali, la malattia di Parkinson è associata a molti sintomi non motori che aumentano la disabilità complessiva. Il trattamento è incentrato sul controllo dei sintomi e non rallenta la progressione della malattia. Attualmente nessuna terapia è in grado di rallentare o arrestare la progressione della MPI. La levodopa è il farmaco più comunemente utilizzato come terapia di prima linea. La gestione ottimale dovrebbe iniziare al momento della diagnosi e richiede un approccio multidisciplinare da parte di un'équipe, che comprende un repertorio crescente di interventi non farmacologici. L’efficacia di questo trattamento si riduce con il tempo, necessitando di dosaggi più alti e frequenti, che comportano un conseguente aumento degli effetti collaterali e fluttuazioni della risposta. Il trattamento chirurgico della MPI ha vissuto una fase di rinascita negli ultimi 20 anni con lo sviluppo della stimolazione cerebrale profonda (DBS), che è diventata uno strumento terapeutico consolidato per i pazienti che presentano invalidanti fluttuazioni motorie e discinesie refrattarie alla migliore terapia medica. La stimolazione dell'STN può migliorare un'ampia gamma di sintomi ed è attualmente il bersaglio prescelto per molti pazienti. Attraverso questo elaborato di tesi è stata valutata la modificazione della terapia farmacologica (LEDD) in pazienti affetti da MPI avanzata sottoposti ad intervento di STN-DBS bilaterale, e come la variazione della LEDD sia correlata ai parametri di stimolazione per ciascun paziente.
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