Riassunto analitico
“Scienze in gioco” è un progetto di educazione scientifica rivolto alla prima infanzia. E’ nato grazie al lavoro di ricerca svolto nell’università di Modena e Reggio Emilia; da alcuni anni è implementato all’interno degli istituti di Modena e provincia: in particolar modo, vengono coinvolti i nidi e le scuole d’infanzia comunali, così come quelli gestiti dalla fondazione “Cresci@Mo”. Nel primo capitolo, si ripercorrono i principi su cui si fonda il paradigma teorico e si indaga come essi siano stati concretizzati all’interno dell’insegnamento scientifico. Partendo dai miti dell’oggettivismo e del soggettivismo, si arriva ad analizzare la terza via, quella esperienzialista. In essa, la comprensione è legata all’esperienza dell’individuo. E’ da questa, infatti, che si viene a creare il sistema concettuale umano, di natura strettamente metaforica. Riprendendo la teoria di Lakoff e Johnson, si arriva a sostenere che la formazione di schemi astratti dipende dall’interazione tra individuo e ambiente e che la mente umana è incarnata. In questo senso, si possono individuare le Force Dynamic Gestalt, come strutture figurative con aspetti di quantità, qualità e forza potere. Lo scopo dell’educazione scientifica è, dunque, quello di aiutare il bambino a comprendere e differenziare queste tre dimensioni. Esso può essere perseguito utilizzando gli strumenti della comprensione somatica e mitica, teorizzati da Egan. Nel secondo capitolo, invece, si analizzano le dimensioni contestuali dei nidi e delle scuole dell’infanzia comunali di Modena. L’indagine parte riprendendo i contributi di Sergio Neri, Loris Malaguzzi e Bruno Ciari; queste tre figure, con le loro intuizioni pedagogiche, hanno fortemente influenzato la cultura dell’infanzia modenese. Successivamente, si procede andando ad indagare le attuali dimensioni dei servizi offerti dai nidi, dalle scuole dell’infanzia comunali e da quelle della fondazione Cresci@Mo. Questa analisi viene svolta a partire da ciò che è dichiarato nelle Carte dei servizi e nei progetti educativi, forniti dagli stessi istituti. Infine, la prospettiva si amplia, presentando i centri che maggiormente collaborano con le scuole e che costituiscono parte della rete educativa del Comune. In particolare, il focus viene posto sul “MEMO” e sul Coordinamento Pedagogico 0 – 6 anni. Il terzo capitolo cerca di indagare il processo documentativo, intendendolo come forma di mediazione tra sapere pratico e teorico; si interroga sulle cause che hanno condotto la documentazione ad essere svuotata di senso. Dopodiché, prova a recuperare le ragioni e gli scopi che, invece, dovrebbero riposizionarla al centro di un servizio di qualità. Introduce alcuni dei parametri che hanno permesso di costruire le classificazioni degli strumenti documentativi. Infine, si focalizza sulla documentazione delle progettualità attuate dalle scuole per la prima infanzia. Nel quarto capitolo, invece, si vuole analizzare come i principi teorici sottostanti al progetto siano stati effettivamente implementati all’interno delle sezioni. Per farlo, si esaminano le documentazioni prodotte dagli stessi insegnanti. Nell’analisi, si utilizzano le lenti della “completezza” e della “partecipazione”. E’ stata Daniela Soci, pedagogista del MEMO, a fornire questi due criteri, intendendoli come parametri essenziali di una documentazione efficace. Utilizzando diversi riferimenti teorici, i due concetti vengono tradotti in descrittori operativi, attraverso cui andare a “leggere” i vari percorsi. Si osservano, quindi, le caratteristiche contestuali che gli insegnanti e gli educatori hanno scelto di implementare per perseguire un’idea di educazione scientifica basata sull’esperienza, sull’espressione metaforica e sulle Force Dynamic Gestalt, differenziate negli aspetti di quantità, qualità e forza potere.
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