Riassunto analitico
La celiachia è una enteropatia immunomediata causata dall’ingestione delle proteine del glutine in individui geneticamente suscettibili. La sua patogenesi è multifattoriale: ambientale, rappresentata dai peptidi del glutine; genetica, per la correlazione tra la patologia e i geni che codificano per le molecole HLA di classe II presenti sulle cellule presentanti l’antigene; immunologica, per la produzione di anticorpi contro la gliadina e le transglutaminasi tissutali. I metodi diagnostici attualmente utilizzati sono la ricerca degli anticorpi specifici, la biopsia duodenale e il test genetico che ricerca le varianti delle molecole HLA. Alcuni studi svolti in questi anni sono stati rivolti alla ricerca delle cause scatenanti la patologia, in modo tale da ideare un programma di prevenzione. Da tali studi è emerso che l’allattamento al seno è un fattore di protezione importante; mentre episodi di gastroenteriti durante l’infanzia e il periodo di introduzione del glutine nella dieta, soprattutto nei soggetti predisposti, possono essere passaggi molto delicati. Anche la flora batterica, in quanto coinvolta nella maturazione del tratto gastrointestinale e del suo sistema immunitario, sembra influenzare la comparsa della patologia. Attualmente l’unica terapia possibile per ridurre o eliminare i sintomi è la dieta senza glutine, in particolare priva di frumento, orzo e segale. Ne consegue che si sono sviluppati vari prodotti, disciplinati dal regolamento CE 41/2009, con formulazioni e anche valori nutrizionali particolari e che l’industria sta cercando di migliorare. Altri approcci possibili sono la ricerca di grani antichi con un contenuto in glutine ridotto o l’utilizzo di enzimi esogeni che idrolizzino o determinino la transaminazione dei peptidi immunogeni durante la preparazione dell’impasto. Lo studio della patologia celiaca e la ricerca di nuove terapie ha portato alla necessità di individuare modelli animali rappresentativi. All’inizio si trattava di modelli spontanei come il setter irlandese, i macachi sensibili al glutine e alcuni tipi di topi. Successivamente si è passati ai topi transgenici HLA e NOD. Altri ricercatori hanno indirizzato gli studi verso la scoperta di veri e propri farmaci; il più studiato è il Larazotide acetato, un peptide che interferisce con l’attività della zonulina, determinando una riduzione della permeabilità intestinale e quindi del passaggio dei peptidi del glutine nella lamina propria e dell’attivazione della risposta immunitaria. Queste scoperte hanno portato anche allo sviluppo di una nuova teoria che mette in correlazione l’aumento della permeabilità intestinale con le patologie autoimmuni, in particolare il diabete di tipo 1. Da studi epidemiologici, infatti, si nota che nella popolazione celiaca è presente un’alta percentuale di diabetici; tuttavia il ruolo del glutine nella patogenesi delle malattie autoimmuni è probabile, ma non ancora completamente chiarito e compreso. Altre possibilità terapeutiche sono l’idrolisi delle sequenze di glutine ricche di proline e glutammine a livello dello stomaco da parte delle glutenasi o l’utilizzo di probiotici protettivi. Gli studi più recenti riguardano la modulazione del sistema immunitario tramite inibitori delle transglutaminasi tissutali, in modo da interferire col riconoscimento immunitario, e lo sviluppo di un vaccino contenente peptidi immunotossici della gliadina che possano ripristinare la tolleranza immunitaria. Il ruolo del farmacista verso la popolazione celiaca è di educazione e aiuto nell’accostarsi al cibo senza glutine e ad una vita sana mentre si segue la dieta, di indicazione delle risorse di informazione e di supporto nel proseguimento del trattamento. Inoltre il farmacista ha una funzione cardine nell’identificazione del glutine nei vari farmaci, nei prodotti OTC, negli integratori e anche nei balsami per le labbra.
|