Riassunto analitico
Viviamo nell'epoca del villaggio globale, dove le notizie viaggiano in tempo reale. Più di cinquanta anni fa il sociologo Marshall Mc Luhan aveva già intuito quanto l’avvento dei media elettrici avrebbe cambiato per sempre il modo in cui le persone non solo comunicano, ma anche pensano e si organizzano. Oggi il giornalismo, stretto tra la forte crisi dell'editoria e l'avvento delle nuove tecnologie digitali, sta vivendo infatti un profondo rinnovamento. La presente tesi inizia indagando sulle criticità intrinseche al business model tipico del giornalismo mainstream, affrontando poi il tema della cosiddetta rivoluzione digitale, il ribaltamento dei modelli comunicativi introdotto dai media digitali e l'impatto che quest’ultimi hanno avuto sull’ecosistema informativo. Nel primo capitolo viene illustrata la crisi che ha colpito i giornali tradizionali, nel secondo viene affrontata l’evoluzione del giornalismo online, mentre nel terzo capitolo vengono analizzate, in maniera più approfondita, pratiche come quelle del data journalism e del citizen journalism. Il quarto capitolo, infine, è dedicato al caso studio, la piattaforma YouReporter. Il boom di internet ha scardinato il paradigma della comunicazione one to many in favore di una many to many: si è passati cioè da una comunicazione rigidamente verticale e unidirezionale, tipica dei media mainstream tradizionali, a una tendenzialmente orizzontale e sempre più reticolare, propria degli strumenti social. Occorre considerare come l’affermarsi del giornalismo partecipativo sia legato indissolubilmente al fenomeno dei blog, una realtà che ha finito per imporsi nel mondo dei media. I blog, nati come siti personali per esprimere le proprie opinioni e raccontare le proprie esperienze personali, hanno presto acquistato peso nell’opinione pubblica, orientandosi verso il mondo dell’informazione. Siamo entrati in una nuova era, quella della complementarietà tra mediasfera e blogsfera: i blog non si sostituiscono ai media tradizionali, ma li integrano, nel loro ruolo di “dogwatch of the democracy”, denunciando e segnalando da una parte tutto ciò che è degno di essere portato all’attenzione dell’opinione pubblica, che può sfuggire ai mainstream media. È ormai evidente come il World Wide Web abbia dato vita ad un mosaico complesso, capace di raggruppare una molteplicità di punti di vista, quello dei giovani, dei nativi digitali, ma anche dei pensionati, dei padri di famiglia, ognuno con una propria visione che si trasforma in una finestra sul mondo. Nel 2008 un gruppo di pionieri della notizia ha provato a trasformare questa peculiarità in un nuovo modo di fare informazione. All’interno di questo contesto si colloca infatti il caso studio di questo elaborato: il sito YouReporter.it, nato nel 2008 dall’iniziativa di un gruppo di professionisti dell’informazione, Angelo Cimarosti, Luca Bauccio, Alessandro Coscia e Stefano De Nicolo. Ogni utente può inviare fotografie e video, diventando un “testimone diretto” dell’evento a cui sta assistendo. Ciascun individuo cioè si trasforma in tal modo da semplice cittadino a reporter amatoriale, bypassando il ruolo intermediario dei professionisti. Nell'era digitale si è infatti perso in gran parte il ruolo di filtro dei media tradizionali: le persone sono state investite di un nuovo potere, quello di potere informarsi in maniera autonoma, ma ciò ha comportato anche una controparte, ovvero l'onere di selezionare gran parte delle notizie. In quest’ottica, il giornalismo partecipativo rappresenta non solo una grande opportunità per tutti i cittadini-utenti per consolidare il proprio ruolo di potenziamento delle fonti, ma soprattutto si configura un nuovo strumento di democratizzazione,un modo per partecipare attivamente alla vita della propria comunità.
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