Riassunto analitico
L’Unione Europea considera la mobilità delle imprese e dei lavoratori una risorsa indispensabile per la crescita e la competitività del mercato, per generare occupazione e per l’integrazione sociale. La mobilità delle imprese e dei lavoratori all'interno del mercato europeo ha creato scompensi fra le tutele del lavoro accordate dai diversi sistemi nazionali, per questo motivo l’Europa ha dovuto accompagnare la spinta esercitata a favore di processi di mobilità con misure di armonizzazione dei diritti del lavoro e sociali. L’UE a un certo punto ha sentito l’esigenza di tutelare il “lavoratore che, per un periodo limitato, svolge il proprio lavoro nel territorio di uno Stato membro diverso da quello in cui abitualmente lavora” attraverso l’obbligo di far garantire, da parte degli Stati membri, delle tutele inerenti un “nucleo duro” di norme. L’allargamento dell’UE e la sempre maggiore apertura dei mercati nazionali hanno fatto riaccendere l’ansia dei cittadini di poter perdere le conquiste acquisite in ambito sociale e hanno fatto sì che il recepimento della direttiva in materia di distacco nell'ambito di una prestazione transnazionale di servizi avvenisse in maniera funzionale a contrastare il dumping sociale, scontrandosi con la volontà delle istituzioni europee che avevano posto alla base della direttiva l’integrazione del mercato dei servizi. Questa situazione, associata alle oggettive difficoltà di avvicinare sistemi di diritto del lavoro nazionali molto diversi, ha reso particolarmente intricate e scarsamente efficaci le regole a tutela dei lavoratori distaccati. Nel 2014 è stata pubblicata sulla Gazzetta ufficiale UE la c.d. direttiva “Enforcement”, tesa a porre rimedio alla questione dell’effettività e a contrastare più efficacemente comportamenti elusivi delle regole dettate dalla direttiva 96/71 sulle condizioni di lavoro da applicare ai lavoratori distaccati nello Stato ospitante messi in atto dalle imprese. Inoltre, la Commissione ha adottato una proposta di direttiva che se entrerà in vigore andrebbe a modificare, pur non stravolgendo, il quadro di regole sin qui messo in evidenza. Tutte le norme citate hanno in comune la caratteristica di rispecchiare un compromesso tra l’obiettivo di contrastare il dumping sociale e l’obiettivo di favorire il mercato dei servizi. Compromesso che in fondo si scorge lungo tutta la storia dell’UE.
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