Riassunto analitico
Introduzione. La pressione differenziale (PP), definita come la differenza tra la pressione arteriosa sistolica e diastolica, è un importante indicatore della rigidità arteriosa e va incontro ad un aumento con l’avanzare dell’età. Nei pazienti anziani, un aumento della PP si associa ad un maggior rischio di malattie cardiovascolari e declino cognitivo. Inoltre, nei pazienti geriatrici affetti da diabete mellito di tipo 2, la PP elevata è correlata ad un aumento della mortalità e a complicanze come retinopatia e nefropatia. Materiali e metodi. Lo scopo dello studio è verificare l’utilità clinica della valutazione della PP nei pazienti anziani. Lo studio ha analizzato 1592 pazienti afferenti all’ambulatorio di Cardiogeriatria del Nuovo ospedale S.Agostino Estense a Baggiovara. Risultati. La prevalenza di PP patologica (≥ 53 mmHg) è risultata pari al 73,3% dei soggetti esaminati. L’età media del gruppo patologico era significativamente maggiore di quella dei controlli. I pazienti con PP patologica avevano una maggiore prevalenza di ipertensione, cardiopatia aritmica, patologia vascolare e ictus rispetto ai pazienti con PP normale. L’elevata PP è risultata significativamente associata ad una maggiore assunzione di ACE-inibitori, calcio-antagonisti, digitale, antiaggreganti ed una minore assunzione di nitroderivati, anticoagulanti, neurolettici ed antidepressivi. I pazienti con PP patologica presentavano una maggior incidenza di ipotensione ortostatica e sono risultati più fragili alle prove di performance. Discussione. L’aumento della PP con l’età è dovuto all’irrigidimento arterioso tipico del soggetto anziano. La PP patologica si associa ad un aumentato rischio cardiovascolare; in particolare, è associata ad una maggiore prevalenza di ipertensione, fibrillazione atriale, a causa dello stiramento delle fibre del nodo del seno conseguente alla dilatazione atriale, e patologia vascolare, avendo con l’aterosclerosi un reciproco rapporto di causa-effetto. Inoltre, un rialzo della PP incrementa lo stiramento delle arterie e contribuisce al danno intimale, favorendo la comparsa di ictus sia emorragico sia ischemico. La differente frequenza di assunzione di alcune categorie farmacologiche può essere spiegata dagli effetti che tali farmaci esercitano sulla pressione, dall’aumentata esigenza dei soggetti con PP patologica di assumere determinate terapie e dalle controindicazioni delle stesse. La maggior prevalenza di ipotensione ortostatica nel gruppo patologico può essere spiegata dal mancato funzionamento dei barocettori. Infine, la fragilità dei soggetti con elevata PP risulta maggiore alle prove di performance. Conclusioni. I pazienti con una PP elevata mostrano un aumento del rischio cardiovascolare ed una maggiore fragilità. Di conseguenza, ridurre la PP potrebbe contribuire a diminuire il rischio cardiovascolare dei pazienti. Inoltre, l’inclusione della misurazione della PP nella valutazione multidimensionale potrebbe essere utile per avere informazioni più complete riguardo al rischio di fragilità.
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