Riassunto analitico
La regolamentazione bancaria trova radici antiche nel nostro Paese, dal 1936 con la riforma bancaria si è arrivati all’adozione di un Testo Unico entrato in vigore nel 1° gennaio del 1994, dove viene regolata tutta l’attività bancaria, creditizia e di vigilanza. Una delle novità del Testo Unico oltre a quella di sostituire in toto la “vecchia” legge bancaria, è quella di associare alla definizione di banca il carattere imprenditoriale della stessa, consistente in appunto la raccolta del risparmio tra il pubblico e l’esercizio del credito. Le banche quindi si possono formare solo come società di diritto privato (S.p.A. o cooperative), ed hanno poteri più ampi di azione e di creazione di nuovi mercati. La “trasformazione” delle banche che hanno portato queste ultime ad un’autonomia sempre più crescente ha fatto emergere la necessità di un rafforzamento dei poteri di vigilanza, che consentisse di monitorare l’intera attività bancaria attraverso lo strumento della vigilanza prudenziale. Nell’elaborato da me prodotto ho cercato di mantenere costante quella che era la mia idea iniziale : riuscire ad avere un quadro completo di come è regolata l’intera attività bancaria e come ha influito sulla ricchezza delle famiglie italiane. Il primo capitolo rappresenta la via da percorrere : si inizia da come è regolata l’attività bancaria nel nostro Paese per poi passare alle normative di regolamentazione bancaria che si sono succedute a partire dall’entrata in vigore di Basilea 1 nel 1988. Le banche trovandosi in un mercato sempre più concorrenziale e in costante cambiamento hanno dovuto adottare degli strumenti per permettere di avere un controllo maggiore sulle attività svolte. Questo era essenziale che avvenisse perché la possibilità di prevedere rischi e monitorare la situazione informativa in merito a ricavi, costi e rischi appunto permette loro di intraprendere strategie consone ai differenti momenti storici. Con l’ingresso di Basilea 2 avviene la “prima” vera rivoluzione regolamentare. Viene introdotto il rating come metodo di valutazione nella dinamica del rapporto tra sistema imprenditoriale e creditizio. Come non detto nel 2007 si assiste allo scoppio della crisi che dagli Stati Uniti si espande in breve tempo anche in Europa. Gli strumenti adottati quindi dal Nuovo Accordo non sono stati efficienti perché scalzati dallo scorrere degli eventi. Era necessario apportare delle modifiche, e viene introdotta una regolamentazione migliorativa con la stipula di Basilea 3. Basilea 3 rappresenta una nuova architettura di vigilanza, ed i suoi tasselli sono stati sviluppati dal Comitato per la Supervisione Bancaria di Basilea. Il secondo capitolo tratta invece degli strumenti di rating a disposizione delle banche. La crisi del 2007 ha inciso profondamente sul mondo dell’economia e della finanza. Le banche per riuscire a prevedere i rischi si affidano quindi ai metodi di rating, che offrono la possibilità di sapere prima le qualità delle controparti con cui le stesse stringono rapporti. La definizione di un livello minimo di capitale per scopi di supervisione è l’azione che permette di avere risorse disponibili nelle esposizioni rischiose. Proprio per consentire di prevedere i rischi, le Autorità di vigilanza bancaria hanno intensificato gli sforzi per l’individuazione di metodologie e delle prassi più idonee a quantificare la relazione tra capitale e rischio. Il terzo capitolo è un’analisi della composizione della ricchezza delle famiglie italiane e come essa è cambiata nel corso degli anni. Come anno di inizio indagine è stato preso il 2007, che è stato quello in cui ha avuto inizio la crisi internazionale, fino al 2014. Nel periodo di osservazione ho preso in considerazione come la diverse varianti sono mutate con lo scorrere degli anni, e come hanno modificato la ricchezza totale delle famiglie italiane.
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