Riassunto analitico
Per comunicare i suoi concetti la filosofia si è sempre servita di immagini in movimento. Ha giocato con le ombre riflesse nella roccia, ha sperimentato leggi su navigli immaginari, si è inventata pianeti gemelli o cervelli senza corpi. Per capire quale funzione abbia l’immagine nella speculazione filosofica ci siamo serviti del contributo di Bergson che, da un lato, promuove l’uso di una vera e propria proliferazione delle rappresentazioni visive per predisporre il soggetto conoscitivo ad orientarsi verso l’oggetto che vuole comprendere, e, dall’altro, ci propone un’analogia tra i nostri processi conoscitivi e il meccanismo cinematografico per mostrare l’illusorietà dei procedimenti astrattivi che investono la conoscenza umana. Questo lavoro parte proprio da questa similitudine cercando però di svilupparne il lato lasciato in ombra dal filosofo francese. Se Bergson sottolinea come “il meccanismo della nostra conoscenza sia di natura cinematografica” per mostrare come l’uomo sia solito porsi all’esterno delle cose per poi ricomporle artificialmente grazie ad un “divenire astratto”, qui si cercherà di isolare la macchina filmica per farla assurgere, in termini di ipotesi di lavoro, a vero e proprio soggetto epistemico. La potenza creativa delle sue visioni ci rimanda immediatamente agli esperimenti mentali così cari alla filosofia e ci pone un interrogativo su quelle che possono essere le sue potenzialità gnoseologiche: possiamo considerare il cinema come un vero e proprio soggetto filosofico che cerca di districarsi tra gli oggetti che di volta in volta prova ad indagare? Si muove tra le cose della natura, si evolve grazie alla tecnica, percepisce gli altri soggetti, ricorda e riproduce ciò che vede. Il cinema è dunque estensione della nostra mente. Naturalmente non si limita a registrare quello che incontra ma agisce sia in termini di creazione che di particolare rappresentazione prospettica. Questo lavoro cercherà pertanto di postulare l’idea che il cinema possa essere considerato come un soggetto stratificato (la macchina, l’idea che la muove, quello che vediamo, chi guarda..) che cerca di orientarsi all’interno di una realtà complessa che cerca di conoscere e allo stesso tempo re-inventare: verrà messa in luce la sua natura corporea e allo stesso tempo immateriale, il suo rapporto con le immagini e il linguaggio, la natura e la memoria. I diversi concetti che verranno di volta in volta interrogati da questa macchina-umana saranno definiti in termini filosofici, articolati attraverso alcune visioni teoriche sul cinema, e mostrati, quando possibile, mediante l’uso di immagini filmiche.
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