Riassunto analitico
L’elaborato di tesi si pone l’obiettivo di analizzare l’efficacia del concetto di mente incarnata (Embodied cognition) nella pratica didattica, in relazione all’apprendimento scientifico. Viene inizialmente introdotto il quadro teorico di riferimento nell’educazione scientifica, per cercare di individuare eventuali punti di debolezza. Vengono introdotte, quindi, le linee di pensiero di alcuni studiosi che si sono dedicati all’educazione scientifica, come Maria Arcà, Giancarlo Fava, Federico Corni, ma anche autori pilastri della psicopedagogia, come John Dewey, Jean Piaget, Maria Montessori, Lev Vygotskij e Jerome Bruner. Inoltre, vengono citate anche le Indicazioni Nazionali del 2012, per avere un riferimento normativo rispetto i traguardi e gli obiettivi di apprendimento di cui la scuola dovrebbe essere veicolo. In relazione a ciò, vengono analizzati i risultati delle prove Ocse-Pisa degli ultimi anni, per osservare gli effetti a lungo termine dell’insegnamento. Emerge che, riprendendo Giancarlo Fava, la cultura è “dimezzata”, in riferimento allo sguardo elitario con cui vengono visionate le scienze, definite per pochi, poiché troppo complesse. A prova di ciò, i risultati nazionali di queste prove nella literacy scientifica mostrano che: «l’Italia, con un punteggio medio di 481 si colloca in maniera statisticamente significativa al di sotto della media OCSE. […] Rispetto a tutti i paesi che hanno preso parte a PISA 2015, l'Italia si colloca tra il 32° e il 36° posto» (Di Chiacchio, Emiletti, Greco, 2015, p. 17) Molti degli approcci didattici tradizionali in campo scientifico risulterebbero, quindi, non del tutto efficaci nello sviluppo di conoscenze e abilità significative a lungo termine. Pertanto, viene analizzato un approccio scientifico definito “narrativo metaforico”, il quale vede lo storytelling come filo conduttore per una buona didattica e, insieme alla metafora, come mezzo per la comprensione. La “razionalità immaginativa” diventa quindi la rottura della dicotomia tra il campo umanistico e quello scientifico, per una conoscenza flessibile e stratificata. La comprensione viene analizzata secondo le chiavi di lettura di Kieran Egan, il quale individua strumenti cognitivi diversi in relazione all’età dei discenti. Approfondendo questo tema, vengono introdotti gli Image schema e le Gestalt, strutture di pensiero che permettono una strutturazione e una categorizzazione delle conoscenze sulla base delle esperienze vissute. Viene, quindi, introdotto il focus della tesi, ovvero la mente incarnata, intesa come una dipendenza tra la cognizione e le esperienze senso-motorie che l'individuo vive o osserva. Infatti, nella mente umana sono presenti neuroni a specchio, che si differiscono da quelli canonici poiché permettono di assimilare gli schemi motori di un’azione che viene solo visionata e non vissuta in prima persona. L’Embodied cognition ritiene quindi le esperienze concrete alla base dell’apprendimento; da qui, poi, sono state analizzate diverse correnti che vedono le rappresentazioni mentali secondo modalità diverse. Questa teoria è stata sperimentata attraverso un’Unità di Apprendimento in una classe seconda di una scuola primaria. Sono state progettate delle attività secondo le modalità ritenute valide dall’Embodied cognition, come simulazioni, rappresentazioni, esperienze di problem solving attraverso compiti di realtà ed esperimenti laboratoriali. Il tema alla base dell’UdA è stato il calore, affrontando alcuni principi della termodinamica. L’applicazione nella pratica didattica della teoria sulla mente incarnata si è mostrata valida verso l’acquisizione di competenze scientifiche; infatti, gli studenti hanno compreso le conoscenze affrontate e sono riusciti ad applicarle ad aspetti della vita reale.
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