Riassunto analitico
La trattazione proposta affronta la tematica della didattica attiva e laboratoriale all’interno della scuola primaria. Il tema è stato scelto in seguito ai cambiamenti che hanno coinvolto la società a partire dal XX secolo fino ad oggi, poiché la scuola non è più l’unica agenzia educativa ad occuparsi di formazione. Il fine della scuola, in quanto istituzione educativa, consiste nel creare una continuità nella frammentazione della conoscenza che la società di massa e i mass-media hanno provocato. Essa non si limita alla mera diffusione di conoscenze e saperi enciclopedici ma ha il compito di formare i futuri cittadini del mondo e di fornire i supporti adeguati a renderli cittadini attivi, competenti, consapevoli e partecipi. Il nuovo scenario in cui, in quanto insegnanti, siamo chiamati ad agire è sempre più eterogeneo e plurale ed è sempre più pervaso dalle tecnologie: viviamo in una società nuova sempre più interconnessa, globalizzata e interculturale. Proprio per questa costante dinamicità e trasformazione, risulta anacronistico il modello di scuola «tradizionale» in cui si chiede al bambino di essere passivo e di recepire più contenuti possibili durante la lezione. Questo modello ha la presunzione di considerare la scuola come unico centro culturale e non considera l’importanza di quello che Franco Frabboni definisce «sistema formativo integrato». A partire da questi grandi cambiamenti, si sono diffusi e si stanno diffondendo nuovi modelli di scuola basati sul «fare» che hanno come obiettivo principale lo spostamento di attenzione dalle conoscenze alle competenze: solo fornendo ai bambini gli strumenti e le esperienze necessarie per apprendere possiamo garantirgli le capacità adeguate ad agire efficacemente e consapevolmente in modo attivo nella società plurale odierna. Sulla base di quanto descritto, la trattazione analizza le normative vigenti e cerca di contestualizzare la nuova direzione intrapresa dal Ministero dell’Istruzione a partire dall’anno 2015 circa e descrive questo nuovo modo di “fare” scuola attraverso il modello DADA: un modello volto a rendere il bambino attivo e finalizzato a porlo al centro dell’azione educativa allo scopo di fornirgli le competenze necessarie per «stare al mondo» ed essere in grado di fronteggiare l’incertezza. In particolare, viene descritta l’implementazione del modello DADA alla scuola primaria con il modello DADA-Logica e viene approfondito il modello proposto all’interno delle scuole primarie dell’Istituto Comprensivo 3 di Modena, conosciuto e analizzato attraverso l’esperienza di tirocinio del quarto e del quinto anno. Lo scopo finale della trattazione consiste nell’esaminare, attraverso uno studio di caso articolato in due anni, quale modello di scuola risulta essere il più efficace al fine di incoraggiare e incentivare l’autonomia degli studenti. In particolare, la ricerca è avvenuta durante le 20 ore di conduzione di attività previste per le relative annualità di tirocinio ed è stata condotta tramite l’utilizzo di griglie di osservazione con degli indicatori comportamentali a cui poi veniva attribuito un punteggio numerico. Lo studio di caso ha previsto un campione di cinque classi appartenenti a due plessi distinti: il plesso “G. Rodari” e il plesso “M. L. King”, aventi differenti caratteristiche e una differente organizzazione interna. Infatti, il plesso “M.L. King” propone un modello didattico volto ad investire un maggior numero di ore da trascorrere all’interno di un edificio scolastico interamente strutturato per aule-laboratorio “personalizzate” sulla base della disciplina coinvolta, mentre, il plesso “G. Rodari” alterna la didattica tradizionale con circa 10 ore settimanali dedicate allo svolgimento della didattica laboratoriale.
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