Riassunto analitico
Arctostaphylos uva–ursi è un piccolo arbusto sempreverde, appartenente alla famiglia delle Ericaceae, che cresce spontaneo nei boschi, nei sottoboschi e nelle zone rocciose del Nord Europa, del Nord e Centro America e dell’Asia. La droga è costituita dalle foglie raccolte a fine estate, essiccate e triturate. Essa contiene numerosi principi attivi, come flavonoidi tra cui quercitina, glicosidi della micetina e kempferolo, tannini idrolizzabili derivanti dall’acido gallico, catechine, acidi fenolici tra cui acido benzoico e acido p-cumarico, triterpeni tra cui acido ursolico, uvaolo, lupeolo, e glucosidi iridoidi come la monotropeina. L’attività principale svolta dall’Uva ursina è da attribuire alla classe dei glucosidi idrochinonici, derivanti dall’idrochinone, ovvero arbutina e metilarbutina. Tali sostanze sono precursori dei componenti attivi, in quanto la loro azione specifica si manifesta in seguito ad una serie di eventi che avvengono nell’organismo, fino alla formazione di un aglicone chiamato idrochinone, dal quale, come è stato osservato, dipende la maggior parte dell’azione antisettica sul tratto urinario. Esso ostacolerebbe l’adesione dei batteri patogeni, soprattutto E. coli, alle pareti della mucosa vescicale riducendo le infezioni urinarie. Inoltre, in alcuni studi in vitro, si evince che la droga sia in grado di determinare cambiamenti delle caratteristiche superficiali e dell’idrofobicità delle cellule batteriche. Infatti numerosi studi preclinici supportano l’attività antimicrobica svolta: ad esempio, estratti acquosi di foglie di Uva ursina sono stati testati contro ceppi di E. faecalis e E. coli. Le preparazioni di Uva ursina esplicano le loro proprietà antisettiche a pH alcalino delle urine, anche se è stato dimostrato che l’attività della droga sia legata a fattori come altri componenti della droga oppure alla popolazione batterica presente. Al giorno d’oggi queste infezioni sono molto ricorrenti soprattutto nella popolazione femminile che, per motivi legati agli effetti indesiderati dei farmaci e al problema della resistenza batterica, ricorre a strategie alternative come la fitoterapia. Uno dei prodotti maggiormente utilizzati è proprio l’Uva ursina, sulla quale sono state condotte numerose indagini per valutare la sua efficacia. Infatti recenti studi clinici, in doppio cieco, dimostrano una significativa azione ed efficacia nel trattamento delle infezioni urinarie, testando il rimedio fitoterapico a confronto con placebo, ibuprofene, antibiotici, e in associazione con piante che ne incrementano la sua azione. Si sono valutati altri possibili utilizzi dell’Uva ursina come l’impiego nella prevenzione dei disturbi provocati da Neisseria gonorrhoeae, nella prevenzione dell’iperpigmentazione cutanea, oppure come antiossidante poiché innalzerebbe i livelli dei più importanti enzimi antiossidanti endogeni. Nonostante l’Uva ursina sia un prodotto sicuro e tradizionalmente impiegato da molto tempo, bisogna però prestare attenzione ai suoi effetti indesiderati e alla dose di idrochinone raccomandata: studi clinici condotti su pazienti hanno portato a concludere che sarebbe opportuno che il trattamento non si prolungasse oltre due settimane. Inoltre, il trattamento viene sconsigliato nei bambini a causa della presenza di tannini e nelle donne in gravidanza e in allattamento a causa della scarsità di studi clinici condotti. Infine, dagli studi clinici emergono possibili interazioni sia con farmaci antinfiammatori, poiché la concomitante terapia incrementa l’azione farmacologica con un aumento della concentrazione ematica del farmaco, sia con alimenti che acidificano il pH delle urine e con alcune specie vegetali fitoterapiche.
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