Riassunto analitico
La dissertazione si concentra sugli aspetti umoristici della narrativa di Jane Austen. Dal momento che l’argomento è assai vasto, a causa della centralità dell’elemento comico nelle opere di Austen, lo studio punta a rispondere a quattro domande di natura generale: perché Austen utilizza l’umorismo all’interno dei suoi romanzi? Chi è incaricato di far ridere il lettore durante la narrazione? Quando sceglie Austen di affidarsi all’espediente comico come strumento narrativo? Come lo fa? Attraverso esempi testuali tratti dai suoi sei romanzi principali e le opinioni di vari critici, lo studio affronta le varie funzionalità dell’umorismo austeniano. A seguito di una parte introduttiva atta a contestualizzare l’autrice e la sua opera da un punto di vista storico e a individuare alcune caratteristiche principali del suo umorismo, lo studio tratteggia le principali ragioni che hanno spinto Austen ad affidarsi al suo senso dell’umorismo e al suo wit. In particolare, il primo capitolo si concentra sull’uso della comicità come strumento per commentare la società contemporanea e per approfondire il rapporto tra autrice e lettori. Inoltre, l’analisi mette in luce il potenziale costruttivo e distruttivo dell’ironia austeniana all’interno del sistema assiologico delle opere. Per rispondere alla seconda domanda, invece, la discussione passa attraverso un’analisi del ruolo della voce narrante nel canone austeniano. Con l’aiuto di esempi tratti dai romanzi, lo studio affronta un esame dei rapporti che intercorrono tra la narratrice e i personaggi principali e secondari. Nella terza parte, l’indagine si sofferma sul tempo comico di Austen, così come sull’uso di elementi comici per definire le aspettative dei lettori all’inizio dei romanzi, con particolare interesse verso il celebre incipit di Orgoglio e Pregiudizio. Inoltre, si osserva come l’utilizzo di cliché narrativi tipici di altri generi letterari possa arricchire le potenzialità comiche dei romanzi di Austen. La quarta e ultima domanda porta a un’analisi della tecnica tipica di Austen del discorso indiretto libero, oltre che a un approfondimento sul testo di Emma che rivela la centralità del linguaggio nella costruzione della comicità nei romanzi dell’autrice. L’indagine si conclude con un esame dell’influenza del teatro Regency sull’opera di Austen. La parte finale sottolinea come le osservazioni fatte non possano che essere una parziale disamina dell’argomento della comicità in Austen, poiché le abilità dell’autrice nel rendere le sutuazioni umoristiche possiedono caratteristiche quasi ineffabili, come rimarcò Virginia Woolf osservando come “di tutti i grandi scrittori, Austen è la più difficile da cogliere nell’atto di grandezza”.
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Abstract
This dissertation focuses on the humorous aspects of Jane Austen’s narrative. Since the topic is extremely vast, given the pervasive nature of comedy in her works, the study aims to answer four general questions: why does Austen use humour in her novels? Who makes the reader laugh throughout the canon? When does Austen choose to use comedy as a narrative device? How does she do it? Through textual examples from her six completed novels and the opinion of previous critics, then, the study delves into the multiple features of Austenian comedy.
After an introductory part in which the author and her works are contextualized from a historical point of view and a few key features of her humour are discussed, the study endeavours to outline the main reasons why Austen relied on humour and wit. In particular, the first chapter reviews the use of comedy as a means to comment on her contemporary society and as a device to deepen the author’s connection to her readers. Furthermore, it analyses the destructive and constructive power of irony and wit in Austen’s axiological system.
The second question is answered through an analysis of the role of the narrative voice in Austen’s canon. Through textual examples, the study investigates different relationships between the narrator and the main and secondary characters.
The third part reflects on Austen’s comedic timing, as well as her use of comedy to set the reader’s expectations at the beginning of a novel, especially focusing on the incipit of Pride and Prejudice. This section also highlights the use of tropes belonging to other genres to enhance the comedic value of her works.
The fourth and final part analyses Austen’s technique of free indirect discourse, as well as her use of different registers and lexicons for different characters and the influence of theatre on her works.
The conclusion highlights how this study can only be a partial discussion of the topic, since there is something almost ineffable in Austen’s comic abilities and, as Virginia Woolf famously stated, “of all great writers she is the most difficult to catch in the act of greatness”.
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