Riassunto analitico
The Tragedy of Othello, the Moor of Venice, meglio nota semplicemente come Otello, è una delle tragedie shakespeariane di maggior successo. Il titolo originale, attira immediatamente l’attenzione del pubblico verso l’etnia e il colore del protagonista. Insieme a La Tempesta e Il mercante di Venezia, l’opera testimonia l’interesse di Shakespeare per le forme dell’ “Altro”. La tragedia del Moro ha dato origine a infinite dispute riguardo all’orientamento di Shakespeare sul tema della “razza”. Mentre alcuni considerano l’opera piena espressione degli stereotipi razzisti dell’età elisabettiana, altri ne sottolineano gli elementi progressisti e anti-razzisti. Sebbene le rappresentazioni contemporanee dell’opera cerchino di spostare l’attenzione su altri temi, il legame tra Otello e il tema della razza sembra ancora oggi indissolubile. La tragedia andò in scena per la prima volta nel 1604 e da allora è stata adattata e riscritta in una miriade di varianti, da parte di scrittori e autori teatrali appartenenti a diverse correnti ideologiche, diventando in particolare oggetto della critica postcoloniale. Vari autori postcoloniali, invece di rifiutare completamente l’opera in virtù del presunto razzismo di Shakespeare, hanno cercato di riappropriarne la storia, presentandola da prospettive molto diverse. Lo scopo di questa tesi è proporre una riflessione sulla rilevanza e il significato del tema della razza in Otello, attraverso la discussione di casi di adattamento da parte di scrittori postcoloniali di colore, nella speranza di dimostrare quanto approcciarsi all’opera attraverso il concetto moderno di razzismo sia errato e inevitabilmente riduttivo. Il primo capitolo è dedicato all’inquadramento sociale e alla rappresentazione letteraria dell’ “Altro” nell’Inghilterra elisabettiana, con particolare riferimento alla categoria dei ‘Mori’, un gruppo etnico-religioso piuttosto indefinito. Questa riflessione iniziale mira a sottolineare l’atteggiamento ambiguo – e sicuramente innovativo – di Shakespeare verso la figura di Otello. Infine viene discusso il rapporto complesso che lega gli attori di colore all’interpretazione del personaggio e la sua evoluzione nel corso del tempo. Il secondo e il terzo capitolo sono dedicati ad un inquadramento teorico sugli studi di adattamento e appropriazione, con particolare riferimento alle appropriazioni postcoloniali e all’opera shakespeariana. La seconda parte della tesi è focalizzata sull’analisi di due casi di riscrittura contemporanea dell'Otello: il romanzo "The Nature of Blood" (1997), dello scrittore britannico originario delle Indie Occidentali Caryl Phillips, e il testo teatrale "Harlem Duet" (1997) dell'autrice afro-canadese Djanet Sears. Entrambe le opere rappresentano atti di appropriazione creativa, in quanto la storia dell’Otello è racchiusa all’interno di una narrazione più ampia comprendente storie di diversi personaggi che, seppur lontani nel tempo e nello spazio, vivono simili esperienze di distacco e marginalizzazione ad opera di una maggioranza bianca. Phillips in particolare si sofferma sulla continuità tra la diaspora ebrea e africana e propone un esempio di appropriazione molto sofisticato, in grado di rafforzare il legame con l’opera di partenza e allo stesso tempo capace di stimolare nuovi dibattiti alla luce degli sviluppi storici e culturali recenti, impensabili per l’autore originale. "Harlem Duet", definita dall'autrice come una 'tragedia blues', rappresenta un esempio significativo di ‘intersezionalità’, in quanto si propone di esplorare tanto la dimensione razziale quanto quella sessuale e di genere per la definizione dell’identità afro-americana contemporanea, passando attraverso la riscoperta di voci femminili inedite nell’opera originale.
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Abstract
The Tragedy of Othello, the Moor of Venice, best known as simply Othello, is one of Shakespeare’s most successful tragedies, whose original title immediately draws the attention of the audience to its protagonist’s racial characterization. Together with The Tempest and The Merchant of Venice, it attests to Shakespeare’s interest for ‘Other’ figures and their inclusion into his plays.
Shakespeare’s dramatization of the Moor has been object of timeless debates, ranging from considering the play as an open endorsement of racist stereotypes to viewing it as actively pursuing an anti-racist agenda. Although contemporary stagings of the play have tried to gradually de-emphasize the importance of the protagonist’s ethnicity through colour-blind casting strategies, one thing is certain: Othello and race seem to be inextricably bound.
The play, first staged in 1604, has been adapted and appropriated across centuries in a myriad of ways, by writers and theatres practitioners ascribed to different ideological movements, becoming a favoured target of postcolonial theory. Postcolonial authors, instead of entirely rejecting it for the seeming racist attitudes it entails, have tried to re-appropriate its narrative from different angles.
The aim of this thesis is to reflect on the relevance and meaning of issues of race in Othello, by discussing adaptations and appropriations of the play operated by postcolonial and black writers. It is hoped that the work will show how a simplistic view of the play as ‘racist’ or ‘anti-racist’ is inevitably reductive, due to Shakespeare’s complication of Elizabethan binary equations of whiteness and blackness as reflective of good and evil.
The first chapter offers an overview of the societal and literary treatment of figures considered ‘Other’ in Elizabethan time, with a particular focus on the elastic category of ‘Moors’. This overview is aimed at highlighting Shakespeare’s ambivalent and somewhat innovative attitude towards Othello. A final section is dedicated to the complex relationship of black actors to the title role, which have evolved over time, to demonstrate further the complexities of the character and the play for racial discourses. The second and third chapters are dedicated to a theoretical framework of adaptation and appropriation, with a focus on postcoloniality and Shakespearean appropriations. The second part of the thesis moves to the analysis of two contemporary rewritings of Othello: the novel “The Nature of Blood” (1997), by Caryl Phillips, a British writer of West-Indian origins, and the play “Harlem Duet” (1997), by African-Canadian playwright Djanet Sears. Both works represent creative acts of appropriation as they inscribe the narrative of Othello within a larger perspective, by juxtaposing it to the stories of other characters who, albeit in different epochs and geographical locations, live similar experiences of dislocation and racial discrimination by the hands of the white European majority. Phillips juxtaposes in particular the African and Jewish diasporic experiences and offers a sophisticated example of appropriation, showing how rewritings of canonical texts can create links with original works while at the same time estranging modern readers from them, fostering new debates in the light of historical and cultural developments unthinkable to original authors. “Harlem Duet”, defined by its author as “a rhapsodic blues tragedy”, represents a significant example of “intersectionality”, as it explores both race and gender dynamics for the definition of contemporary African-American identity, through the rediscovery of unexpected female voices.
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