Riassunto analitico
L’adenocarcinoma colorettale (ACR) è la neoplasia epiteliale maligna più frequente del tratto gastrointestinale; le alterazioni a carico di due proteine implicate nell’adesione cellulare, la E-caderina e la ß-catenina, o le mutazioni a carico del gene APC sono fondamentali nel processo di carcinogenesi. La ß-catenina, legata alla porzione citoplasmatica della E-caderina (proteina transmembrana), è coinvolta nella via di segnalazione del ligando Wnt che controlla la trascrizione dei geni implicati nella motilità, proliferazione e differenziamento cellulare. Nel 90% degli adenocarcinomi colorettali sporadici, l’alterazione della via di segnalazione è mediata da una mutazione del gene APC che impedisce la distruzione della ß-catenina. Essa, quindi, si accumula nel nucleo della cellula e non legandosi alla E-caderina ne induce la perdita, provocando, di conseguenza, la trascrizione dei geni target che rispondono al ligando Wnt. In tal modo si genera una proliferazione cellulare incontrollata che promuove lo sviluppo tumorale. Queste caratteristiche sono associate ad una maggiore aggressività della neoplasia e predispongono alla transizione epitelio-mesenchimale, condizione necessaria per un’eventuale metastatizzazione. I casi di metastasi linfonodali da adenocarcinoma colorettale, oggetto dello studio, sono stati selezionati dall’archivio dell’Anatomia Patologica – Policlinico di Modena; di questi sono state studiate le caratteristiche cliniche e istopatologiche. Per la valutazione immunoistochimica sono stati usati anticorpi monoclonali specifici per la E-caderina e la ß-catenina. I risultati dello studio hanno mostrato che nella maggior parte dei casi la E-caderina e la ß-catenina sono normalmente espresse; mentre la sovraespressione nucleare della ß-catenina è stata osservata solo in piccole porzioni di metastasi linfonodali. Questo indica una possibile riacquisizione del fenotipo epiteliale nella maggior parte delle cellule metastatiche e una loro complessiva eterogeneità, rappresentata dalla coesistenza di elementi a differente fenotipo (epiteliale e mesenchimale), dislocati in diverse aree delle metastasi. Si può quindi ipotizzare che le metastasi linfonodali siano predisposte a una crescita di tipo infiltrativo, implicando una duplice regolazione data non solo dall’interazione tra le cellule neoplastiche e lo stroma circostante, ma anche dalle caratteristiche di entrambi i substrati. Sarà necessario ed interessante convalidare tale ipotesi incrementando la casistica al fine di rendere i risultati più significativi.
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