Riassunto analitico
Il glioblastoma multiforme (GBM) è il più comune e maligno dei tumori al cervello e l’incidenza della malattia aumenta all’aumentare dell’età. Questa neoplasia tende a svilupparsi esclusivamente nel microambiente tumorale del SNC, e sono rare le metastasi extracraniali. Tuttavia, le singole cellule di GBM sono in grado di invadere il tessuto cerebrale circostante influenzandone le funzioni e rendendo il GBM uno dei tumori più difficili da trattare ed altamente letale. Per questo è sempre più forte la necessità di sviluppare nuove strategie terapeutiche specifiche, in grado di inibire la crescita e, qualora possibile, la motilità tumorale. Durante gli studi condotti nei nostri laboratori negli ultimi anni, tra i vari composti presi in esame in grado di bloccare la proliferazione cellulare e inibire la motilità delle cellule di GBM, abbiamo identificato il composto 1g (1-(4-amino-3,5-dimethylphenyl)-3,5-dihydro-7,8-ethylenedioxy-4 h-2,3-benzodiazepin-4-one), un derivato benzodiazepinico. Questo composto è stato testato su una linea cellulare di GBM, la U87MG, e su cellule primarie di GBM C10, C12. I risultati sulla vitalità cellulare hanno evidenziato un’azione di 1g prevalentemente citostatica; le cellule tumorali trattate risultano immobili, ritirano i prolungamenti e smettono di proliferare. Ci si è quindi interrogati sul target di 1g per individuare il meccanismo d’azione dietro l’effetto osservato. Basandoci sui risultati ottenuti abbiamo deciso di studiare le proteine della famiglia delle ERM (ezrina, radixina, moesina) e la dineina. Le ERM sono proteine coinvolte nell’interazione tra la membrana plasmatica e l’actina. Risultano coinvolte nella migrazione, nella proliferazione e quindi nell’invasione del parenchima cerebrale sano. Le ERM necessitano di un’attivazione tramite fosforilazione per svolgere la loro funzione. La dineina è un motore molecolare che trasporta diversi cargos lungo i microtubuli citoscheltrici, tra questi troviamo organelli, vescicole e RNA. Osservando un riarrangiamento citoscheletrico a seguito del trattamento con 1g, abbiamo ritenuto possibile che il target fosse uno dei motori molecolari che la cellula neuronale utilizza per polarizzarsi. Al fine di studiare l’espressione delle due proteine, abbiamo utilizzato tecniche di immunochimica quali immunofluorescenze e western blot unitamente a test atti a valutare la sopravvivenza e la vitalità cellulare, in presenza o meno del composto 1g. I nostri risultati pongono in evidenza come le ERM possano essere un ottimo target per la terapia del GBM.
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