Riassunto analitico
La mia tesi “GenerAzioni unite: l'educazione in una prospettiva intergenerazionale” si concentra sul tema dell’educazione intergenerazionale analizzata nei suoi lati positivi ed in relazione al modo in cui la società organizza, o dovrebbe meglio organizzare, gli aggregati sociali ed i servizi, al fine di garantire a ciascuno opportunità formative nell’ottica dell’educazione permanente. Il fulcro del lavoro è l’anziano, considerato inizialmente sotto l’aspetto dei cambiamenti subiti a causa del passare del tempo, e successivamente approfondendo il rilievo della prospettiva dell’educazione intergenerazionale. Il lavoro si divide in divide in due parti. La prima è teorica e composta da due capitoli, la seconda, consta di un capito. L’elaborato è da considerarsi una ricerca volta ad indagare la percezione generale della persona anziana, le eventuali difficoltà all’accesso dei servizi ad essa dedicati ed a rilevare quanto il campione considerato abbia conoscenze di intergenerazionalità. Tenendo conto del lavoro si evince che l’intervento a favore dell’educazione nella età senile dovrebbe muovere la conoscenza scientifica sui processi tipici dell’invecchiamento e sulle relative pratiche educative, la vecchiaia risulta essere la sintesi di variabili biopsicologiche e socioculturali e l’educazione dovrebbe essere pensata ed agita in funzione della vita e durante tutta la stessa, attraverso il sistema formativo integrato, in linea con una formazione multidimensionale che coinvolga anche le giovani generazioni. Ritengo fondamentale il contributo del coordinatore come figura di sistema per un’evoluzione ed una messa in rete di servizi per le persone, nell’ottica di una risposta multidimensionale ai bisogni educativi emergenti. L’educazione intergenerazionale rappresenta una sfida per l’educazione in quanto richiede un cambiamento di visione delle pratiche educative, al fine di progettare interventi educativi in cui si collochi l’anziano all’interno di una visione dinamica ed emancipativa. Un approccio intergenerazionale può rispondere in modo positivo molteplici esigenze e bisogni, rispettivamente di anziani e bambini e contribuire al miglioramento della società nel suo insieme. Nel soggetto anziano si possono riscontrare miglioramenti sul piano della salute fisica ed emotiva, una riduzione del declino mentale e biologico, un minore senso di solitudine e maggiore vitalità e partecipazione. Nei bambini, invece, si osserva maggior sensibilità ed attenzione per le persone con disabilità e/o difficoltà, un approccio più collaborativo e di confronto con gli altri e vantaggi riguardanti aspetti caratteriali. La ricerca teorica da me intrapresa si concentra anche sulla possibilità di applicare il metodo montessoriano alle persone anziane, apportandone le dovute modifiche. Questa prospettiva si basa sulla possibilità di adottare le modalità con le quali Maria Montessori osserva il bambino, adattandole agli anziani. Questo approccio sottolinea le analogie tra anziani e bambini e, diversificandoli attraverso l’attenta osservazione, offre la possibilità di creare linee guida di cura nelle quali il fulcro è rappresentato dalla persona in una specifica fase della sua vita. Si rende necessario anche una sfida ed un cambio di prospettiva nella percezione del ruolo dell’educatore, che diviene un mediatore. Dai risultati emersi dalla somministrazione dei questionari ai coordinatori e referenti dei servizi, si può dedurre una diffusa mancanza di tempo da dedicare alla gestione di attività che esulano dall’aspetto meramente organizzativo, nonostante la manifesta volontà di partecipare alla ricerca. Il questionario rivolto alla popolazione rivela una spiccata sensibilità sul tema degli anziani ed un’opinione favorevole alla prospettiva di educazione intergenerazionale.
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