Riassunto analitico
La patologia da coronavirus COVID-19, causata da SARS-CoV-2 (CoV-2), ha generato una pandemia negli ultimi anni coinvolgendo ogni aspetto della nostra società globalizzata. Nonostante il tratto respiratorio sia quello più colpito da SARS-Cov-2, sta emergendo che il virus, raggiungendo il sistema nervoso centrale, possa portare a disturbi neurologici severi. In particolare, pazienti con diagnosi di patologia di Alzheimer (AD) sarebbero un gruppo ad alto rischio nel contrarre COVID-19, sviluppando forme più gravi con ricadute peggiori. D’altra parte, la contrazione del virus potrebbe essere la causa di un’accelerazione del processo neurodegenerativo. Quindi, capire la connessione fra le due patologie potrebbe aiutare nello sviluppo di nuovi approcci terapeutici per contrastarle. Un modello neuronale riproducibile di origine umana, adattabile ad un modello in vitro di Alzheimer, faciliterebbe gli studi sul coronavirus e la neurodegenerazione. Intendiamo utilizzare la linea cellulare SH-SY5Y differenziata in neuroni, largamente impiegata negli studi su AD con esposizione a Aβ esogena. Poiché il ruolo di cellule di origine macrofagica è cruciale sia nella patogenesi dell’Alzheimer che nel processo infiammatorio che si verifica nell’infezione da SARS-CoV-2, come controparte gliale, si potrà utilizzare una linea di microglia (HMC3) e una linea astrocitaria (D54MG) per creare delle co-colture con i neuroni tramite sistemi transwell. In questi modelli sperimentali, si genererà infezione con la versione del OC43 di Coronavirus umano (HCoV). In questo modo si potrà comprendere se l’infezione da HCoV porti ad un effetto neurotossico in dipendenza o meno da uno evento già presente di deposizione di Aβ pregressa oppure da un stato neuroinfiammatorio già in atto. Questo studio pone le basi per sviluppare un trattamento protettivo del sistema nervoso centrale agli insulti che si verificano in questo drammatico scenario.
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