Riassunto analitico
È difficile stabilire a priori quale possa essere un livello accettabile per poter considerare un’impresa tecnologicamente all’avanguardia. Dal punto di vista pratico, un punto di accesso ad Internet o l’utilizzo dei Social Media in ambito professionale attraverso un dispositivo mobile, potrebbe sembrare un piccolo e immediato passo verso la digitalizzazione. Meno immediata, senza dubbio, è la fruizione di ambienti di realtà virtuale o lo sfruttamento dei big data per migliorare l’efficienza di gestione. Non è comunque detto che, tra le sopraelencate tecnologie, ve ne sia qualcuna che possa fungere da discriminante per stabilire un adeguato livello di digitalizzazione. In ogni caso, in base alla tipologia di impresa, alla sua dimensione e al suo settore di appartenenza, il fabbisogno tecnologico potrebbe variare. Inoltre, si deve prendere in considerazione come anche il contesto politico e sociale in cui l’organizzazione è immersa possa avere un’influenza in questo senso. L’Unione Europea, già da alcuni anni, si occupa di proporre piani per portare le imprese collocate geograficamente nel suolo europeo a un livello di digitalizzazione sufficiente. La dotazione di infrastrutture digitali all’interno delle organizzazioni può configurarsi come un passo necessario e per certi versi obbligatorio, ciononostante, in virtù dei dati non sempre positivi messi in luce dalle evidenze scientifiche, ci si trova in una situazione di transazione data dalla nascita di sempre nuove tecnologie e dalla necessità da parte delle aziende di adottarle per tenersi al passo coi tempi. La situazione si fa più complicata per le PMI che, data la loro relativamente ridotta dimensione, possono trovarsi travolte da problematiche difficilmente risolvibili dall’interno. Se, da una parte, i suddetti piani previsti dall’UE possono portare all’alleggerimento degli oneri normativi e finanziari in capo alle piccole imprese, d’altra parte è lecito domandarsi se il fenomeno della digitalizzazione venga correttamente compreso in sede imprenditoriale. Sono numerosi gli studi volti a misurare il livello di digitalizzazione di piccole e medie imprese e alcuni di questi, attraverso l’analisi dell’atteggiamento dell’imprenditore verso la tecnologia, mirano a dare una spiegazione sul perché questa venga adottata o meno. All’interno di questo lavoro, ampio spazio è dedicato alla comprensione dei diversi tipi di dispositivi e piattaforme digitali che tendono ad evolversi con il passare del tempo, spesso combinandosi tra loro. Le tecnologie ICT vengono quotidianamente adottate nei più disparati ambiti della vita umana e, nelle organizzazioni, ne viene enfatizzato l’utilizzo per scopi professionali. I benefici che la digitalizzazione può apportare alle imprese sono rilevanti e sicuramente di impatto, anche in quelle più piccole. È necessario, comunque, che anche i rischi in capo all’impresa che tende ad innovare vengano ponderati correttamente, in modo da sfruttarne correttamente la tecnologia, individuandone la forma più adatta e compatibile con la propria struttura. A seguire, saranno illustrati i risultati derivanti dai dati scientifici messi in luce dagli enti pubblici e dai lavori accademici sul tema della digitalizzazione. Questo tipo di analisi permette di confrontare le diverse realtà che, ad oggi, possono presentare delle radicali differenze anche all’interno di confini territoriali comuni. In Italia, a partire dagli studi effettuati sul livello di innovazione delle imprese, emergono delle differenze tra regioni, che necessitano di una particolare riflessione.
|