Riassunto analitico
Il termine ESG (Enviromental, Social, Governance) fu coniato ufficialmente nel gennaio del 2004, quando un gruppo di istituzioni finanziarie con un patrimonio gestito combinato di oltre 6 trilioni di dollari americani approvarono e pubblicarono il rapporto "Who cares Wins". Siccome l'investimento socialmente responsabile (Social Responsible Investment, SRI) è diventato negli ultimi anni una preoccupazione generale, nel 2013 un gruppo di lavoro del Forum per la Finanza Sostenibile ne ha individuato una propria definizione, qualificandolo come quell'investimento che mira a creare valore per l'investitore integrando l'analisi finanziaria con quella ambientale, sociale e di governance. Vista la crescita esponenziale a livello mondiale delle tematiche ESG, nel corso degli anni si sono sviluppate numerose iniziative volte ad aiutare gli investitori a considerare i rischi, le opportunità e i risultati della sostenibilità. Tali iniziative fanno riferimento, ad esempio, a quella lanciata nel 2000 dall'United Nations Global Compact (UNCG), alla sottoscrizione da parte dell'Unione europea dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) e dell'accordo sul Clima di Parigi nel 2015. Il mercato ESG si è sviluppato notevolmente negli anni e nel 2018 gli investimenti sostenibili globali hanno raggiunto i 30,7 trilioni di dollari nei principali mercati mondiali: Europa, Stati Uniti, Giappone, Canada, Australia/Nuova Zelanda. A questo mercato, oltre agli emittenti ed investitori, ne fanno parte anche i fornitori di rating e di indici ESG. In riferimento a quest'ultimi, le aziende che si definiscono fornitori di rating ESG e che sono nate in risposta alle nuove esigenze degli investitori che necessitavano sempre più di dati affidabili riguardati la performance sociale delle imprese, si sono moltiplicate notevolmente. I più grandi fornitori di rating ESG sono oggi MSCI, Sustainalytics, Bloomberg, Thomson Reuters e RobecoSAM. Si possono riscontrare diverse problematiche riguardanti l'uso delle informazioni ESG: nonostante siano stati compiuti diversi progressi dalle organizzazioni internazionali e altri fornitori di framework (SASB, GRI, TCDF, OCSE), attualmente non esiste un insieme globale di principi e linee guida universalmente accettato per un reporting ESG coerente e significativo. La rendicontazione di queste informazione soffre di notevoli carenze, sia in termini di coerenza che di comparabilità e qualità, minando in questo modo la loro utilità per gli investitori: questi problemi potrebbero però essere mitigati attraverso una comunicazione standardizzata dei fattori E, S e G e una massimizzazione della disponibilità di dati per questi parametri. Inoltre i vari approcci di reporting e rating ESG dovrebbero chiarire la materialità finanziaria dei fattori ESG, in modo che gli investitori siano in grado di ottenere un quadro chiaro dell'effetto netto positivo o negativo di essi sulla performance finanziaria. Migliorare la trasparenza e la standardizzazione degli elementi fondamentali delle metodologie di rating è quindi di primaria importanza: se ciò non avvenisse, i risultati divergenti forniti dai principali fornitori di rating ESG potrebbero creare confusione nel mercato tra gli investitori istituzionali, gestori di fondi e investitori al dettaglio, nell'individuare le società effettivamente impegnate in pratiche sostenibile. Le agenzie di rating ESG infatti spesso risultano essere in disaccordo su una definizione comune di responsabilità sociale e sono solite misurare uno stesso costrutto in modi diversi.
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