Riassunto analitico
La presente tesi ha l’obiettivo di approfondire quali siano state le scelte intraprese dalle principali istituzioni italiane nel gestire e affrontare l’inaspettata pandemia globale da Coronavirus, toccando in particolare il rapporto, i conflitti e le dinamiche intercorse tra lo Stato e le Regioni. A questo proposito si sono ripercorsi inizialmente i tratti storici delle materie al centro dell’evento emergenziale, che fin dalla loro nascita sono state gestite e custodite da entrambi i suddetti livelli governativi, passando poi per l’importante tappa storico-giuridica rappresentata dalla riforma del titolo V del 2001 fino ad arrivare al 2020. Si analizzano le procedure extra ordinem con cui è stata gestita l’emergenza, il conseguente riassetto dei poteri e delle competenze, ma anche, le ulteriori possibili strade percorribili, con riflessioni su accentramento dell’imperio tra tipologie governative centrali e decentrate. Si trattano inoltre i metodi normativi utilizzati, delineando in particolar modo gli aspetti che giustificano e legittimano la scelta di impiegare i Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri (DPCM) come strumenti cardine. Si chiariscono le questioni contenenti gli anzidetti atti, che hanno portato a incomprensioni e smarrimento da parte dei cittadini ma soprattutto da parte degli enti decentrati con capacità d’intervento. Si dedica una parte dello scritto a questioni prettamente pratiche ovvero i contenziosi tra Stato e Regioni, la maggior parte scatenati dalla poca chiarezza, come suddetto, degli atti governativi condivisi. In conclusione si riflette su come, dopo la vicenda epidemiologica, l’ordinamento giuridico possa dirsi progredito o regredito, e, infine, cosa è stato appreso da tale esperienza, e di conseguenza, gli errori da non commettere nuovamente valutando se instaurare protocolli per casi emergenziali futuri.
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