Riassunto analitico
Il presente elaborato sceglie di focalizzarsi sul revenge porn, espressione mutuata dal mondo anglosassone traducibile con la formula “vendetta pornografica”. Si tratta di un fenomeno che ha preso piede negli ultimi decenni e che si può considerare direttamente connesso alla diffusione delle nuove tecnologie e dei moderni mezzi di comunicazione. Fin dalla premessa si sono voluti sottolineare i limiti della terminologia scelta dalla giurisprudenza, tesi supportata – come si vedrà – da numerosi esperti in ambito giuridico, in quanto considerata non pienamente esaustiva, tecnicamente ristretta rispetto al ventaglio di circostanze che tale fenomeno ingloba. Trattandosi di una tipologia di reato relativamente recente, anche la materia giuridica che se ne occupa è ancora in evoluzione, in fieri, per cui risulta impossibile dare conto del fenomeno in maniera compiuta e definitiva. La tesi di laurea si articola in 3 capitoli, il primo dei quali (intitolato La repressione del revenge porn a livello internazionale), oltre a cercare di comprendere in modo dettagliato in cosa consiste il reato di revenge porn, tenta di fornire un quadro degli interventi legislativi attuati dai vari Paesi europei ed extra-europei per contenere il fenomeno suddetto. In particolar modo, sempre all’interno del primo capitolo, ci si è soffermati sulla normativa italiana in materia di revenge porn, con l’introduzione del c.d. Codice rosso, ovvero il disegno di legge di Tutela delle vittime di violenza domestica e di genere. Appoggiandosi sulle osservazioni di studiosi ed esperti della materia giuridica, si sono messe in luce le criticità della normativa italiana, soprattutto a causa del mancato approfondimento sul piano criminologico del fenomeno oggetto di incriminazione, probabilmente per via dell’esigenza di avere una legge in tempi brevi. Si è passati poi a snocciolare e approfondire le indicazioni pratiche fornite dal Garante privacy per prevenire il reato di revenge porn, attraverso una corretta gestione e protezione dei dati personali e in particolare delle foto e dei video che ritraggono gli individui. Non è mancato, poi, un focus sulla dignità dei minori nel mondo digitale: il reato di revenge porn, infatti, non interessa esclusivamente il genere femminile: ad esso, infatti, è correlata tutta una serie di azioni e di reati digitali che mietono vittime anche tra i bambini. Nel secondo capitolo si è voluto insistere soprattutto sul concetto di viralità come spazio privilegiato per l’emergere di reati come il revenge porn ma anche, ad esempio, del cyberbullismo. Alla base del reato di revenge porn è emersa una tendenza nota in psicologia come oggettivazione sessuale, consistente nella riduzione della persona ad un semplice corpo utilizzato allo scopo di soddisfare i desideri di qualcun altro, concepita dunque come un oggetto da sfruttare e manipolare. Connessi all’oggettivazione sessuale sono i concetti di sessualizzazione e di auto-oggettivazione, che trovano una loro più corposa trattazione sempre all’interno del secondo capitolo. Al suo interno, ancora, ha trovato spazio la rievocazione di un episodio di cronaca nera: l’obiettivo non era quello di soffermarsi in maniera morbosa sugli eventi che lo hanno generato, ma solo ed esclusivamente sull’analisi della vicenda processuale. Infine, nel terzo e ultimo capitolo si è scelto di tornare ad indagare l’argomento sul piano giurisprudenziale, privilegiando un taglio civilistico e amministrativo. In definitiva, scopo precipuo dell’elaborato qui presente era quello di inquadrare il fenomeno del revenge porn in tutta la sua complessità, dimostrando sostanzialmente che molto si è fatto, nel corso degli ultimi anni, a tal proposito, ma molto altro resta ancora da fare nell’immediato futuro.
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