Riassunto analitico
La mia tesi parte da un’esperienza lavorativa, nell’ambito dell’insegnamento della lingua inglese in una scuola primaria in Italia. Vivendo ogni giorno la vita di classe e cercando di comprendere in quale modo l’insegnamento di una lingua straniera può essere vissuto come stimolo o come rifiuto da parte dei bambini, ho ritenuto opportuno cercare di comprenderne più a fondo le cause. Uno dei nodi principali da cui sono partita è stato quello di indagare i motivi per i quali l’insegnamento della lingua inglese è stato, per un lungo periodo, così fortemente avverso all’uso della L1 nell’apprendimento della L2. Su questa base, ho condotto una ricerca sulle interazioni fra gli alunni e il docente di una classe terza e di una classe quinta di una scuola primaria, osservando sia le occasioni in cui gli alunni e/o l’insegnante ricorrono all’uso della lingua degli alunni, sia l’efficacia di questo uso per l’apprendimento della L2. Per me che sono bilingue, il bilinguismo è un fatto naturale e positivo che può unire i cittadini del mondo, attraverso il contatto con diverse culture e relazioni in contesti plurilingui. Nel capitolo 1 ho fatto un breve excursus storico delle metodologie per l’insegnamento della lingua straniera, affrontando in particolar modo le teorie di Guy Cook e di coloro che lo hanno preceduto, in particolar modo Wolfgang Butzkamm e John A. W. Caldwell, perché hanno posto l’accento sull’importanza dell’utilizzo combinato della L1 e della L2, anche attraverso la traduzione, con la possibilità di scegliere come esprimersi a seconda dei contesti di riferimento. In particolare, il metodo TILT (Translation in Language Teaching), proposto da Cook, cerca di recuperare l’uso della lingua madre nell’interazione in classe, a fronte di anni in cui questa teoria è stata completamente trascurata. L’interesse per l’apprendimento della lingua inglese è oggi tanto più sentito, perché diventando una lingua globale ha in qualche modo modificato la propria struttura e con essa i propri metodi di insegnamento ed apprendimento. Nel capitolo 2 ho esplicitato la metodologia TILT, che risulta essere la più efficace per l’insegnamento della L2. Nell’insegnamento della L2, questa metodologia prevede l’uso della L1, spesso attraverso la traduzione, per stimolare gli studenti all’interazione, agevolarli nella comunicazione fra pari e con l’insegnante, per avere certezza di essere compresi, anche durante l’apprendimento di una lingua nuova. Ho evidenziato, con alcuni esempi di interazione, che i vantaggi dell’uso della L1 nell’apprendimento della L2 sono decisamente superiori agli svantaggi e che gli svantaggi possono comunque essere tenuti sotto controllo. Nel capitolo 3 ho descritto le diverse tipologie di modelli di interazione in classe e ho affrontato, attraverso l’analisi conversazionale fra alunni e docente, il variare dei diversi codici linguistici in funzione delle attività proposte e del diverso livello di apprendimento della L2. Emerge anche il ruolo dell’insegnante come facilitatore che, in quanto tale, lascia spazio agli studenti per esprimersi liberamente, scegliendo di volta in volta il codice preferito. Scopo della mia tesi, validato dalle registrazioni effettuate in classe durante le ore di insegnamento, è stato quindi dimostrare che un apprendimento di successo della L2 si può definire tale quando gli studenti si possono sentire liberi di utilizzare la propria madrelingua come supporto all’apprendimento della L2, perché li aiuta nella strutturazione delle frasi nella lingua non ancora completamente acquisita, senza sentirsi deprivati del loro mezzo di comunicazione primario e della loro identità di “stranieri”, restituendo, in questo modo, dignità e importanza a tale identità.
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Abstract
The starting point for my thesis is my work experience teaching English in an Italian primary school. Experiencing classroom life day after day while trying to understand how teaching a foreign language can rouse children’s curiosity or drive them to reject it, I have deemed it advisable to research the cause, in order to fully understand it.
One of the major issues from which I started was to investigate the reasons why English language teaching has been, for a long period, so strongly opposed to the use of L1 in learning L2. Based on this, I have carried out a research on interactions between the students and teacher of a primary school third and fifth year, observing the occasions in which students and/or the teacher resort to the use of the students’ mother tongue. For me as a bilingual person, bilingualism is a natural and positive thing that can bring together the citizens of the world, through contact with different cultures and relations within multilingual contexts.
Chapter 1 includes a brief excursus into the history of foreign language teaching methodologies, focusing on the theories of Guy Cook and his predecessors, notably Wolfgang Butzkamm and John A. W. Caldwell, for their emphasis on the importance of translation and of a combined use of L1 and L2, where students can choose how to communicate depending on the context of reference. Notably, in the face of years in which this theory was completely overlooked, the TILT (Translation in Language Teaching) method put forward by Cook attempts to retrieve the use of the native language in classroom interactions. The interest in learning English has become more widespread as it has become the new global language, somehow changing its structure and at the same time, our methods of teaching and learning it.
In Chapter 2, I have clarified the TILT method, which has been shown to be the most effective in teaching L2. In teaching L2, this method envisages the use of translation (i.e. of L1) to stimulate interaction amongst students, to facilitate communication with their peers and with the teacher with the certainty of making themselves understood even while learning a new language. To highlight the prevailing advantages of using L1 in learning L2, despite the experts who doubt the validity of this method, I have included some relevant interaction examples.
In Chapter 3, I have described the different types of models of classroom interaction and, through conversational analysis between students and teacher, broached the alteration of the various linguistic codes depending on the suggested activities and on the different L2 learning levels. The role of the teacher as facilitator also emerges here: as such, the teacher gives the students the space to communicate freely, choosing their preferred code each time.
Thus, the aim of my thesis, substantiated by a series of recordings made in class during my teaching hours, is to demonstrate how learning L2 can be considered successful when the students feel free to use their native language as an aid in learning L2, as it helps them structure sentences in the language they have not yet mastered completely, without feeling deprived of their basic means of communication and their identity as “foreigners”, restoring dignity and value to such an identity.
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