Riassunto analitico
Oggigiorno viviamo nella cosiddetta "Era Digitale", un periodo segnato dalla pervasività della tecnologia e dei dispositivi digitali in quasi tutti i settori della nostra società, che ha cambiato radicalmente diversi aspetti della nostra vita e in particolare il modo di comunicare e la diffusione delle informazioni. Internet ha portato non solo vantaggi, come il rapido accesso alle notizie e la possibilità di rimanere in contatto con persone in tutto il mondo, ma ha anche un lato oscuro, poiché le sue caratteristiche contribuiscono alla proliferazione di discorsi di odio online. Questo fenomeno può essere descritto come l'uso di espressioni che promuovono o incitano la denigrazione, l'odio o il vilipendio nei confronti di una persona o di un gruppo di persone, sulla base della "razza", colore, lingua, religione o credo, nazionalità o etnia, età, sesso, genere, identità di genere e orientamento sessuale. I discorsi d'odio online toccano diversi settori della nostra società, tra cui la religione e la politica. Quando si parla del fenomeno dell’“hate speech” nella sfera religiosa, la prima cosa a cui si pensa è lo Stato Islamico, meglio conosciuto come ISIS. Il gruppo musulmano ha imparato ad utilizzare i social media per raggiungere i propri obiettivi, ovvero il reclutamento di combattenti stranieri, diffondere la paura per minacciare i propri nemici e ad accrescere il proprio apprezzamento da parte del popolo. Tuttavia, l'estremismo religioso non riguarda solo l'Islam bensì è un fenomeno che coinvolge molte religioni. Difatti, in Myanmar, le minoranze musulmane sono bersaglio di discriminazioni e abusi online compiuti dai buddisti, che rappresentano la maggioranza della popolazione. Queste offese virtuali hanno portato a conseguenze nella vita reale, in cui diversi conflitti tra i due gruppi hanno portato alla morte di numerose persone. L'altro ambito interessato da questo fenomeno è la politica. I politici, una volta compreso il potere della tecnologia, possono impiegarla contro i loro oppositori, per creare e far circolare fake news o per portare avanti attacchi personali, per discriminare, per mettere ancora più benzina sul fuoco della violenza e per alimentare dubbi. Questa situazione è particolarmente accentuata in Italia, dove secondo una ricerca condotta da Amnesty Italia, il dibattito politico e culturale è sempre più permeato da contenuti xenofobi e razzisti, in cui i flussi migratori e i migranti diventano il capro espiatorio della frustrazione dei cittadini italiani. Inoltre, sembra necessario ricordare il contesto in cui il fenomeno dell'hate speech è più presente: il mondo dei social network. Pertanto, le principali piattaforme stanno cercando di sviluppare nuove e severe politiche per contrastare la diffusione dell'odio ma spesso l'autoregolamentazione non è sufficiente. Così, i governi stanno discutendo sulla possibilità di una responsabilità dell'Internet provider per le azioni compiute online attraverso il suo server o gli accessi alla rete che fornisce agli utenti. Quindi, si possono identificare tre paradigmi di responsabilità penale per l'ISP: ISP come cittadino, ISP come controllore e ISP come tutore dell'ordine. Infine, ciò che gli haters tendono a dimenticare è che l'odio online ha conseguenze anche nella vita reale. Accanto ai casi già citati di Myanmar e ISIS, è impossibile dimenticare quello che è successo a Capitol Hill, a seguito dei gesti promossi dal movimento cospirativo QAnon.
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Abstract
Nowadays, we are living in the so-called “Digital Era”, a modern period marked by the pervasiveness of technology and digital devices in almost all the areas of our society. Technological innovation has radically changed several aspects of our lives and in particular, the way we communicate and the spread of information. Internet has brought not only advantages, such the quick availability of news and the possibility to be connected with people all over the world, but also it has a dark side, since its features contribute to the proliferation of hate speech online. This phenomenon can be defined as the use of expressions promoting or inciting the denigration, hatred or vilification of a person or group of persons, that is based on “race”, color, language, religion or belief, nationality or national or ethnic origin, , age, disability, sex, gender, gender identity and sexual orientation.
Online hate speech has affected several sectors of our society, including religion and politics. When it comes to the phenomenon of hate speech in the religious sphere, the first thing that pops into mind is the Islamic State, better known as ISIS. The Muslim group has learned to employ social media in order to achieve their goal, namely the recruitment of foreign fighter, spread the fear to threaten their enemies and widen their popular consensus. However Religious extremism does not concern only Islam; it is a phenomenon involving many religions. Indeed, in Myanmar, Muslims minorities are the targets of discrimination and abuse online carried out by Buddhist, which represents the majority of the population. These virtual offences have led to real life consequences, in which a conflict between the two groups have led to the deaths of numerous people. The other sector affected by this phenomenon is politics. Politicians, once they comprehended the power of technology, may employ it against their opponents, in order to create and circulate fake news or to make personal attacks, to discriminate, to fan the flames of violence, to fuel doubts. This situation is particularly exacerbated in Italy, where according to a research conducted by Amnesty Italia, the political and cultural debate is increasingly permeated with xenophobic and racist content, in which migratory flows and migrants become the scapegoat for the frustration of the Italian citizens.
Furthermore, it seems necessary to take into account the context in which the phenomenon of hate speech is more relevant: the world of the social networks. Therefore, the main platforms are trying to develop new and strict policies to contrast the dissemination of hate but often the self-regulation is not enough, and so governments are discussing on the possibility of an Internet provider's liability for actions performed online through its server or the network accesses it provides to users. Hence, three paradigms of criminal responsibility for the ISP can be identified: ISP as citizen, ISP as controller and ISP as guardian of order.
Lastly, what the haters tend to forget is that hate online has real consequences offline. Alongside the already mentioned cases of Myanmar and ISIS, we all keep in mind what happened in Capitol Hill, as a result of the gestures promoted by the QAnon conspiracy movement.
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