Riassunto analitico
La tesi analizza il tema della memoria traumatica, prendendo in esame le testimonianze e le narrazioni autobiografiche di alcune vittime di prima e seconda generazione appartenenti alle comunità dell’alta valle dell’Arno colpite da violenza di massa durante l’occupazione nazifascista in Italia (1944). Dopo aver illustrato la metodologia della ricerca, di carattere qualitativo, condotta attraverso l’indagine su fonti testimoniali di origine giuridica e sulla raccolta di interviste di tipo autobiografico, si è passati ad analizzare sul piano teorico il rapporto fra etnografia, storia e memoria. Nella parte centrale della tesi abbiamo cercato di mettere in luce il carattere apocalittico del trauma politico subito dai testimoni dell’eccidio. Quanto esperito dai protagonisti diretti dei fenomeni di violenza oggetto del nostro lavoro, evidente nei racconti autobiografici, non si configura come un evento tragico, ma alla pari di una vera e propria perdita del mondo vitale. Ciò richiede uno sforzo eccezionale in termini di richiamo mnestico e una lunga fase di diniego, da cui è possibile uscire solamente attraverso la realizzazione di un nuovo quadro sociale della memoria. Nel nostro caso il processo penale militare agli esecutori del massacro di massa. Da qui l’interesse dedicato al ricordo del testimone e il ruolo assunto dal racconto per sopravvivere e tentare di uscire dall’apocalissi. I traumi apocalittici vengono infatti incorporati a livello del singolo in modo molto simile a quanto si manifesta nell’insieme del gruppo sociale. Nella parte finale si è affrontato il significato del processo penale militare e quanto l’accertamento della verità in sede giudiziale abbia modificato l’assetto dei ricordi individuali.
|
Abstract
he case study discussed in this paper is part of a research project aimed at analyzing the transmission of traumatic memories in communities affected by acts of collective violence during the last year of World War II. Over time individual memories and collective memories have gradually interwoven, causing a partial overlap between what belongs to a private sphere and what has joined the public and shared commemoration. On one hand there is the “silence” of the survivors or their intimate conversations based on individual memories transmitted through the generations, which have helped form the identity of the family’s members; on the other hand, there is the value of public memory, which has been used to promote community identity. The research has been carried out through legal sources (court records in criminal proceedings brought against the military perpetrators of the massacres) and narrative interviews with privileged witnesses: a survivor, the daughter of another survivor, and the mayor, as spokesman of the historical memory of the community.
|