Riassunto analitico
Il contenuto del presente studio ha come oggetto l’analisi e la traduzione in italiano di alcune ricette del primo libro di cucina scritto da una donna in Spagna. L’obiettivo principale è di proporre una versione italiana dell’opera, che ad oggi non è ancora stata pubblicata. Nel 1740, María Rosa Calvillo de Teruel appuntò su un quaderno le preparazioni di piatti dolci e salati, senza l’intenzione che quest’ultimo fosse pubblicato. Fu a metà del 1900 che alcuni studiosi e accademici si interessarono al manoscritto, grazie ai quali ad oggi è possibile attingere. L’edizione presa in analisi in questo progetto, a cura di Víctor Infantes ed Elena Di Pinto, offre la possibilità di conoscere le ricette originali grazie ad un attento studio e correzione di questo prezioso quaderno di appunti. L’interesse nell’analizzare e tradurre un ricettario culinario scaturisce dall’intenzione di studiare quando è nata la necessità di scrivere di cucina e approfondire le caratteristiche linguistiche di questa tipologia testuale. Il secolo XVIII in Spagna è stato teatro di cambiamenti politici e socioculturali, apportati in grande parte dalla dinastia dei Borbone. La volontà di stabilire norme e dettare un preciso sistema di regole da parte di questi ultimi, infatti, ha avuto un impatto decisivo anche sulla lingua. Al contrario, la lingua utilizzata da María Rosa Calvillo de Teruel, prima cuoca e poi autrice, sembra basarsi su un sistema ortografico non coerente e senza norme particolari. Nessuna documentazione attesta la sua provenienza, ma da alcuni elementi presenti nelle ricette e dall’uso di alcune espressioni da lei utilizzate si può risalire al fatto che abbia vissuto molti anni in Andalusia, in particolare a Siviglia. Da questa peculiarità nasce appunto la curiosità e l’interesse nell’approfondire l’uso della lingua da parte dell’autrice, insieme ad ingredienti e tecniche di preparazione dell’epoca. La proposta di traduzione finale, preceduta da un approfondimento sulle caratteristiche della traduzione dallo spagnolo all’italiano, si compone di venti ricette. Quest’ultima ha l’obiettivo di mostrare e preservare, dove possibile, le caratteristiche espositive e linguistiche dell’originale. L’intento delle proposte di traduzione è che possano essere chiare per un lettore italiano che voglia approcciarsi ad una traduzione di tipo specializzato, in questo caso gastronomica, e che manoscritti preziosi come quello preso in analisi vengano scoperti, valorizzati e condivisi.
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Abstract
El siguiente estudio presenta el análisis y la traducción en italiano de algunas recetas del primer libro de cocina escrito por una mujer en España. El objetivo principal es proponer una versión italiana de la obra, que hasta hoy no ha sido publicada todavía.
En 1740, María Rosa Calvillo de Teruel escribió en un cuaderno recetas dulces y saladas, sin el objetivo que fuera publicado. De hecho, los académicos que lo estudiaron a mitades de 1900, lo identificaron como libro de apuntaciones. Es gracias a ellos que hoy tenemos el privilegio de poder leer el manuscrito. En particular, le edición del cuarderno analizada en este trabajo es a cargo de Víctor Infantes y Elena Di Pinto, los que se ocuparon de estudiarlo y corregirlo.
El interés de investigar sobre un recetario de cocina y proponer una traducción de las recetas viene del objetivo de descubrir cuándo nació la voluntad de escribir de gastronomía y profundizar las características de la lengua utilizada en los textos culinarios. El siglo XVIII en España ha sido protagonista de los cambios, políticos y socioculturales, aportados por la dinastía de los Borbones.
Su intención era de normativizar muchos ámbitos de la sociedad con un preciso sistema de reglamentaciones y la lengua también fue incluida en este proceso. Por lo contrario, el lenguaje utilizado por María Rosa Calvillo de Teruel, cocinera y autora, parece no adaptarse a normas lingüísticas, sino tener un sistema ortográfico incoherente y sin reglas específicas. Desafortunadamente no existe ningún testimonio documental sobre su procedencia, pero gracias a preparaciones, títulos de las recetas y características de la lengua se ha podido afirmar que vivió largo tiempo en Andalusía, en particular en Sevilla. De estos detalles nace el estímulo e interés en profundizar el uso de la lengua por parte de la autora, junto a la tradición de las recetas e ingredientes de la época. La propuesta de traducción final está precedida por un análisis sobre las dificultades y peculiaridades de traducir del español al italiano y consta de viente recetas. Con el objetivo de preservar y enseñar las características de exposición del original, el intento quiere ser exhaustivo y completo por un lector italiano que quiera acercarse a la traducción de especialidad, en este caso gastronómica, con el propósito final que manuscritos como estos sean valorizados y compartidos.
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