Riassunto analitico
Il sistema sociosanitario della Regione Emilia Romagna ha avviato nell’ultimo decennio un percorso di profonda trasformazione culturale del modello organizzativo dei servizi e dell’erogazione delle prestazioni di natura sociosanitaria rivolte alla popolazione, tramite la realizzazione dell’istituto dell’Accreditamento, volto a migliorare le modalità e gli strumenti di gestione del welfare per le diverse tipologie di bisogno, tra le quali si concentra l’attenzione sulla comunità degli anziani. Trattandosi di un modello di regolamentazione dei servizi e del mercato piuttosto recente e sperimentale, esistono profonde differenze a livello nazionale; il confronto che cattura maggiormente l’attenzione è quello con il modello lombardo, sia per quanto concerne il sistema di organizzazione del welfare che la via perseguita nello sviluppo dell’istituto dell’accreditamento, con particolare attenzione ad aspetti rilevanti quali la libertà di scelta dell’utente e la copertura dei costi. Nella prima parte si è concentrata l’attenzione sull’analisi della normativa e della prassi alla luce della teoria della regolamentazione nei servizi sociali, per poi esplicitare nella seconda sezione le principali caratteristiche, modalità e tempi di realizzazione del sistema. L’accreditamento emiliano-romagnolo è infatti un percorso lungo e complesso, risultato di un processo normativo e giuridico partecipato, nel rispetto dei principi indicati in ambito nazionale ed europeo, il quale prevede un periodo transitorio, attualmente in corso, come forma di accompagnamento all’accreditamento definitivo, regime ordinario da adottare entro la fine del 2013. L’obiettivo prioritario si concentra nell’omogeneizzazione dei livelli qualitativi delle prestazioni sociosanitarie dell’intero territorio regionale, con la volontà di garantire equità ed innalzamento della qualità e della professionalità, con l’apertura alla partecipazione di tutti i soggetti competenti dell’Economia Civile, pubblici e privati, profit e no profit con la garanzia di gestione unitaria del servizio. Si è studiato un sistema di finanziamento che si regge sul Fondo Regionale per la Non Autosufficienza (FRNA), le cui modalità di allocazione suscitano qualche critica diffusa, ma che ha consentito di definire un sistema di tariffazione coerente con il fabbisogno. Tuttavia ci si scontra con le numerose criticità del modello stesso, legate alla rilevazione del fabbisogno territoriale, alle differenze esistenti a livello provinciale e distrettuale, che rendono difficoltosa la conformità a standard condivisi, oltre che le relazioni da svilupparsi in forma collaborativa tra programmazione, committenza e produzione. Accanto a ciò l’endemica carenza di risorse degli Enti Locali e dei soggetti erogatori, rende difficoltosi gli investimenti necessari e rischia di far slittare i termini temporali della procedura. Le perplessità si riscontrano ad oggi da due differenti punti di vista: quello macro regionale, che comincia a delineare un primo quadro della situazione e a rilevare gli aspetti critici da rivedere e modificare in vista del periodo definitivo; quello micro delle istituzioni locali e dei soggetti erogatori accreditati, che manifestano difficoltà e dubbi in merito al futuro e alla sostenibilità del sistema. Si delinea pertanto nell’ultima parte un quadro della situazione attuale e delle prospettive in vista del completamento delle procedure, derivanti dalla realizzazione di interviste ai protagonisti coinvolti a vario livello nel sistema, mirate a catturare aspetti positivi e negativi del modello, verso la sua definitiva caratterizzazione.
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