Riassunto analitico
Quando nel 1927 uscì nelle sale cinematografiche Metropolis, il capolavoro firmato dal regista austro-tedesco Fritz Lang, molta della trattazione filosofica e antropologica dell'epoca, inerente alle tematiche affrontate dal film, non aveva ancora raggiunto i livelli di approfondimento e di sofisticazione che potevamo già riconoscere invece nelle immagini, nei simbolismi e nella narrazione dell'opera di Lang. Il lavoro di tesi qui proposto vuole quindi, innanzitutto, essere un'analisi dei significati di Metropolis sulle molteplici dinamiche dei rapporti di potere attraverso numerosi concetti antropologici e filosofici appresi durante il corso di laurea, molti dei quali elaborati successivamente all'uscita del film ma che appaiono quanto mai pertinenti e perfino aderenti alle immagini della pellicola. Non è possibile sapere quanto Metropolis abbia direttamente influenzato il pensiero di filosofi e antropologi ad esso successivi, escludendo ovviamente chi lo ha esplicitamente citato, ma è possibile sostenere che Fritz Lang e Thea von Harbou - autrice della sceneggiatura - siano stati perfino dei precursori di alcune successive teorizzazioni, interpretando in anticipo le dinamiche dell'umano a loro contemporanee e a loro successive. Metropolis non è quindi solamente un caposaldo della storia della cinematografia, ma si può parallelamente considerare anche un'opera incisiva e influente nel pensiero antropologico e filosofico del Novecento. Nell'elaborato di tesi propongo un'analisi di molte delle tematiche e delle simbolizzazioni del film, dalla verticalizzazione esasperata della città alla clonazione del personaggio di Maria, arrivando alla meccanizzazione dell'uomo in seguito al progresso tecnologico, per poi giungere infine anche a un'interpretazione del finale che ho personalmente trovato consolatorio solo in apparenza, nascondendo in realtà delle ulteriori implicite problematicità sociali pressoché irrisolvibili.
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