Riassunto analitico
1,6 miliardi di tonnellate è la quantità di cibo sprecata nel mondo, equivalente a un terzo della produzione totale. Le conseguenze derivanti sono di varia natura: perdite finanziarie e costi di smaltimento, danni ambientali e sfruttamento delle risorse naturali. A questi si aggiungono diverse riflessioni etico-sociali, legate soprattutto all’iniqua distribuzione dei beni alimentari. Lo spreco alimentare (food waste) è pertanto un fenomeno dalla portata globale che merita maggior attenzione e un impegno concreto da parte di tutti gli attori coinvolti – dai consumatori alle imprese – e di tutti i Paesi, indipendentemente dal proprio grado di sviluppo. Sebbene il tema del food waste (FW) sia stato preso più volte in considerazione a livello mondiale, gli sforzi compiuti finora risultano ancora insufficienti. Adottare modelli di produzione e consumo sostenibili diviene, quindi, imperativo per minimizzare le conseguenze derivanti dallo spreco alimentare. La transazione a un modello di economia circolare, il quale consente di ridurre notevolmente la quantità di cibo sprecato attraverso le virtuose pratiche di riduzione, riuso, riciclo e recupero, richiede un cambiamento radicale, in primis di tipo culturale. In effetti, sebbene la cultura sostenibile trovi le sue origini già nel secolo scorso (Rapporto Brundtland, …), ad oggi dobbiamo ritenerci ancora distanti dall’abbandono del paradigma lineare, del consumismo e della logica dell’abbondanza. Tuttavia, vi è da riconoscere l’importanza del ruolo giocato dalle Nazioni Unite nell’imprimere una spinta verso lo sviluppo sostenibile e l’impegno dei suoi Stati membri a elaborare e implementare Strategie di Sviluppo Sostenibile finalizzate al raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030, molti dei quali strettamente orientati al tema dello spreco alimentare. Sebbene quest’ultimi siano caratterizzati da un certo grado di ambizione, non devono essere intesi come traguardi utopici e irraggiungibili. Sfruttando le notevoli conoscenze in diversi campi del sapere e le potenzialità delle diverse tecnologie esistenti, frutto del progresso scientifico e tecnologico sinora compiuto, le nuove generazioni possiedono tutti i mezzi necessari per concretizzare gli obiettivi prefissati. A partire da ciò, ci siamo concentrati sul ruolo delle piattaforme digitali nella diffusione di una cultura sostenibile volta a ridurre gli sprechi alimentari. In effetti, in virtù della semplicità e della velocità con le quali, attraverso tali piattaforme, è oggi possibile veicolare contenuti culturali a una vasta platea di fruitori, crediamo che la sensibilizzazione mediante tali canali possa rivelarsi fruttuosa. Il nostro studio si compone di due parti: nella prima abbiamo esaminato in modo critico e oggettivo alcuni programmi televisivi trasmessi da Rai – Radiotelevisione italiana S.p.A., cinque applicazioni sviluppate per smartphone e tablet, e, infine, i post pubblicati da quattro influenti utenti nei social network di Instagram e TikTok. In questo modo abbiamo verificato come e quanto le piattaforme digitali stiano oggi sensibilizzando contro il food waste. La seconda parte, invece, si concentra sui soggetti destinatari di tali contenuti, ossia coloro ai quali mira la sensibilizzazione. A tal proposito, abbiamo elaborato e somministrato un questionario a un campione di 120 rispondenti, ponendoci un duplice obiettivo: constatare l’effettivo impatto delle digital platform e determinare il profilo-tipo del soggetto più sensibile a questa categoria di piattaforme.
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