Riassunto analitico
All’interno del dibattito antropologico, e in particolare per quanto riguarda il rapporto dell’uomo con la tecnica, si colloca un quesito di ordine morale: Come deve comportarsi l’essere umano per potersi considerare tale? Nel corso della storia, la filosofia si è ripetutamente posta questa domanda; ma in corrispondenza di precisi eventi la ricerca di una risposta a questo interrogativo si è imposta con estrema urgenza. Lo scopo di questo scritto è di fornire un punto di osservazione su un evento in particolare, per utilizzarlo come chiave di lettura interpretativa di un fenomeno molto più ampio, ovvero di come l’individuo odierno occupi una posizione subalterna rispetto alla propria realtà. Questo posizionamento comporta infatti uno scostamento morale che determina non solo l’incapacità dell’essere umano di determinare con immediata chiarezza se un evento sia “buono” o “cattivo”, ma anche una difficoltà nella comprensione dell’evento stesso in senso generale. Partendo dallo studio del processo al gerarca nazista Adolf Eichmann alla ricerca delle motivazioni e dei risvolti morali del suo operato, l’analisi si concentra successivamente poi verso il sistema totalitario più in generale, con l’obbiettivo di determinare la posizione, soprattutto morale, dell’individuo all’interno di esso. Proprio attraverso l’interpretazione del fenomeno totalitario che forniscono Hannah Arendt e Günther Anders, emerge il ruolo determinante della tecnica nell’organizzazione e nella scelta delle finalità totalitarie. Il fine è quello di mettere in evidenza lo stretto collegamento che esiste tra il totalitarismo e la tecnica; di come cioè il totalitarismo abusi della tecnica come suo strumento, e dall’altra parte di come la tecnica, e la società tecnologica in generale, possano essere in un certo senso totalitarie. L’avanzamento tecnologico ha portato alla nascita di una società basata su presupposti diversi rispetto a quelle del passato, nella quale gli individui sviluppano nuove condizioni di vita e nuove problematiche esistenziali fino a quel momento sconosciute. La nuova società esige nuovi individui, a tutti i costi, nello stesso modo in cui il sistema totalitario nazista aveva necessità di individui obbedienti. La costruzione di questi nuovi individui passa attraverso meccaniche non immediatamente percettibili o evidenti, ma ugualmente violente, di condizionamento, per via delle quali l’uomo cede di fatto il controllo del proprio futuro al sistema. Questo scritto si propone come obbiettivo finale di mostrare come la condizione dell’essere umano di oggi in una società come quella occidentale, pervasa dalla tecnica e dalla conseguente mentalità consumista, sia paragonabile alla condizione umana sotto il dominio di un regime totalitario.
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Abstract
Within the anthropological debate, and in particular with regard to man's relationship with technology, there is a moral question: How should a human being behave in order to be considered such? In the course of history, philosophy has repeatedly asked itself this question; but in correspondence of precise events the search for an answer to this question has imposed itself with extreme urgency.
The purpose of this paper is to provide a point of observation on a particular event, to use it as a key to interpreting a much broader phenomenon, or how the individual today occupies a subordinate position with respect to its reality. This positioning involves in fact a moral deviation that determines not only the inability of the human being to determine with immediate clarity whether an event is "good" or "bad", but also a difficulty in understanding the event itself in a general sense.
Starting from the study of the trial of Nazi hierarch Adolf Eichmann in search of motivations and moral implications of his actions, the analysis then focuses on the totalitarian system in general, with the aim of determining the position, especially moral, of the individual within it. Precisely through the interpretation of the totalitarian phenomenon provided by Hannah Arendt and Günther Anders, the decisive role of technology in the organization and choice of totalitarian aims emerges. The aim is to highlight the close link that exists between totalitarianism and technology, that is, how totalitarianism abuses the technique as its tool, and on the other hand how the technique, and technological society in general, can be in a sense totalitarian.
Technological advancement has led to the birth of a society based on different assumptions than those of the past, in which individuals develop new conditions of life and new existential problems hitherto unknown. The new society demands new individuals, at all costs, in the same way that the Nazi totalitarian system needed obedient individuals. The construction of these new individuals passes through mechanics not immediately perceptible or evident, but equally violent, of conditioning, through which man gives up control of his own future to the system.
This paper aims to show how the condition of today's human being in a society like the Western one, pervaded by technology and the consequent consumerist mentality, is comparable to the human condition under the domination of a totalitarian regime.
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