Riassunto analitico
L’elaborato si propone di indagare come il content marketing e le risorse digitali siano sempre di più una parte imprescindibile della comunicazione museale. Nel primo capitolo ci si occupa degli aspetti definitori delle industrie culturali e creative, tenendo conto del fatto che, sebbene siano stati fatti numerosi studi a riguardo, non esiste una definizione univoca. Vengono prese in considerazione le definizioni del Dipartimento per la Cultura, Media e Sport (DCMS) del governo britannico, del Libro bianco di Santagata e del Libro verde Le industrie culturali e creative, un potenziale da sfruttare, pubblicato nel 2010 dalla Commissione Europea. Ci si concentra su uno dei settori maggiormente colpiti dalla pandemia, cioè sui musei e le istituzioni similari (monumenti e siti archeologici, pinacoteche, gallerie, e altre strutture espositive aperte al pubblico). Il museo è considerato luogo di divulgazione, apprendimento e svago, ma non è meno importante la sua funzione di comunicatore. L’istituzione museale è oggi anche portavoce di temi sociali, politici e culturali. Vengono analizzati una serie di casi virtuosi che illustrano le buone pratiche della comunicazione inclusiva: si vedrà come, soprattutto attraverso i contenuti pubblicati sui canali social, i musei prendano posizione su temi che vanno oltre ciò che riguarda le collezioni in senso stretto. Nel corso degli anni il web è diventato il luogo per eccellenza per sviluppare la narrazione attraverso contenuti quali parole, immagini e filmati; non fanno eccezione i musei, che fanno leva sul content marketing per incuriosire, acquisire e coinvolgere i pubblici. Nel secondo capitolo si vedrà come le istituzioni museali che riescono a creare contenuti in grado di informare e attirare i clienti allo stesso tempo possano crescere e avere successo sul mercato. I musei cercano di stimolare il pubblico con contenuti che possano coinvolgerlo nella narrazione, per esempio attraverso i contenuti generati dagli utenti (User Generated Content, UGC). I contenuti possono essere co-creati anche con personalità note come l’influencer marketing, utilizzato per intercettare pubblici altrimenti non raggiungibili, generare conversioni e aumentare il numero di follower degli account social. Nel terzo e ultimo capitolo si approfondisce qual è stato l’impatto del Covid-19 sui luoghi della cultura. Come sostiene UNESCO, i musei ricoprono un ruolo fondamentale all’interno della società: per mantenere questo ruolo, durante le settimane di chiusura forzata si sono dovuti reinventare facendo leva esclusivamente sul digitale e ideando nuovi strumenti e iniziative per coinvolgere i propri pubblici. I contenuti digitali comprendevano ad esempio tour online, attività per bambini e quiz. In questo contesto, i canali social hanno avuto un ruolo centrale. Nel contesto pre-covid invece, il digitale era più che altro uno strumento di integrazione rispetto alla visita fisica, per esempio nel momento in cui l’utente cercava informazioni sul sito web in vista della visita stessa al museo. I musei erano già presenti sulle piattaforme social, così come esistevano già mostre online, ma in forma significativamente ridotta. Nel periodo di chiusura, le risorse digitali sono perciò passate dall’essere un mezzo complementare al solo e unico strumento di fruizione della cultura. A partire da ciò, si prospettano alcune riflessioni su quella che può essere di fatto considerata la “nuova normalità” per i musei. Le risorse digitali create e messe e disposizione ai tempi del Covid-19, potranno essere fruibili anche in futuro. Le esperienze digitali non sono da considerarsi distinte rispetto a quelle più tradizionali: la visita di un museo comprende sia elementi fisici che digitali. Questa potrà essere la nuova strada da perseguire per diffondere l’arte e la cultura, in modo sempre più inclusivo.
|