Riassunto analitico
Questa tesi di laurea tratta l’argomento delle decisioni strategiche delle banche dell’Unione Europea riferite all’internazionalizzazione della propria attività attraverso le operazioni di fusioni e acquisizioni con le banche situate nell’Europa dell’Est, in particolare in Romania, e gli effetti di queste decisioni sull’economia e sul sistema bancario locale. Nel primo capitolo viene descritto il processo di consolidamento del settore bancario europeo che si è verificato tra la fine degli anni ‘80 e l’inizio degli anni 2000, e vengono analizzate le principali cause, quali la deregolamentazione, l’innovazione tecnologica, la globalizzazione dei mercati e l’introduzione dell’euro, che lo hanno determinato. Dopo l’individuazione dei fattori responsabili del cambiamento dello scenario competitivo, vengono descritte le determinanti economiche e strategiche del crescente ricorso alle operazioni di fusioni e acquisizioni domestiche e transfrontaliere da parte delle banche. Successivamente vengono considerati gli effetti prodotti dalle concentrazioni bancarie sui sistemi creditizi europei dal punto di vista strutturale e regolamentare. Alla fine vengono illustrati i motivi che hanno spinto le banche europee ad espandere il proprio raggio di attività nei Paesi dell’Est Europa. Nel secondo capitolo l’attenzione si focalizza sullo specifico caso della Romania. La prima parte descrive il passaggio dall’economia pianificata all’economia di mercato, con le riforme strutturali, quali la liberalizzazione dei prezzi, degli scambi commerciali con l’estero, e dei tassi di interesse e di cambio, che l’hanno accompagnato, e con la riforma del settore bancario. Sono poi analizzate le diverse modalità di privatizzazione delle società commerciali utilizzate dalle autorità, dalla privatizzazione di massa al “MEBO” alla vendita diretta agli investitori strategici, per arrivare alla privatizzazione delle banche dal 1997. Si conclude con la descrizione del settore bancario rumeno, caratterizzato da un basso grado di sviluppo, dalla preponderanza del credito a breve termine, da una ridotta quota del credito al settore privato, in un contesto macroeconomico significativamente influenzato da un tasso di inflazione a due cifre. La seconda parte del capitolo descrive il periodo dal 2000 al 2007, caratterizzato dalla preparazione della Romania per l’adesione all’UE, da alti tassi di crescita economica, dall’aumento degli IDE e da numerose operazioni fusioni e acquisizioni tra le banche dell’UE e rumene. Il progresso della Romania nella convergenza nominale e reale, grazie all’implementazione di importanti riforme strutturali, e la prospettiva dell’adesione all’UE, l’hanno resa una destinazione attraente per gli investitori esteri, tra cui gruppi bancari europei. L’abbondanza del capitale, che affluiva nel paese tramite le banche capogruppo estere, e il sovra-indebitamento del settore privato in valuta estera che ne è conseguito da un lato ha accresciuto il rischio di cambio, dall’altro ha alimentato la domanda interna, soprattutto il consumo privato, con un progressivo peggioramento della bilancia commerciale. Per quello che riguarda gli investimenti, sono stati effettuati soprattutto nei settori non tradable. Si sono così formati importanti squilibri macroeconomici negli anni precedenti la crisi, che hanno poi rallentato la ripresa economica dopo la crisi. La terza e ultima parte descrive gli effetti della recente crisi finanziaria e quella del debito sovrano sull’economia rumena e il ruolo svolto dalle banche estere, prima come il canale di propagazione e, successivamente, come strumento di mitigazione degli effetti negativi, così come i provvedimenti regolamentari e prudenziali implementate delle autorità europee e locali in risposta alla crisi.
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