Riassunto analitico
Fino al 2018 la determinazione della condizione di planarità di una piastrella ceramica veniva condotta attraverso l’esclusiva determinazione e comparazione dei coefficienti di dilatazione termica dei singoli strati: impasto, engobbio, smaltobbio, rivestimento superficiale. Con l’introduzione sul mercato delle grandi lastre, studiare la planarità è diventato molto più complesso e la sola valutazione dell’espansione termica dei costituenti risulta inefficace. Questo metodo, infatti, non prende in considerazione né le condizioni di applicazione dei componenti né l’interazione chimica che può avvenire tra essi in fase di cottura. Per tali ragioni, a sostegno dell’analisi dilatometrica, si è diffuso un nuovo approccio analitico in grado di studiare, mediante flessimetro ottico, lo stato di flessione di un campione a uscita forno. Questo strumento presenta una buona ripetibilità dei risultati e un buon grado di previsione della planarità nel caso in cui lo strato di finitura superficiale sia costituito da graniglie, ma si è riscontrata una certa difficoltà nel caso di impiego di smalti. Il presente progetto di studio ha come scopo quello di analizzare il flessimetro ottico e tutte le sue derivazioni, concentrando l’attenzione sull’applicazione di rivestimenti superficiali costituiti da smalti e sull’individuazione di una corretta modalità di utilizzo dello strumento. Sono stati realizzati diversi campioni mantenendo costanti tipologia di impasto e ciclo di cottura, mentre sono state prese in considerazione diverse tipologie di smalti e diverse condizioni applicative per l’engobbio per gli smalti selezionati. Gli strati costituenti sono stati caratterizzati sia come elementi singoli sia come prodotto finito. In particolare, dei costituenti, è stato determinato il coefficiente di dilatazione termica lineare mediante dilatometro meccanico, la fusibilità mediante microscopio riscaldante e grado di cristallizzazione mediante l’analisi termica differenziale. Le piastrelle finite, invece, sono state analizzate al flessimetro ottico per determinarne il grado di flessione e la temperatura di aggancio, al microscopio elettronico a scansione per poterne osservare la microstruttura e al microscopio ottico per misurare lo spessore dei singoli strati applicati. In seguito alle prove sopracitate sono state tratte importanti conclusioni sul funzionamento del flessimetro ottico in specifiche condizioni di rivestimento della piastrella. È stata definita una metodologia grazie alla quale è possibile analizzare superfici smaltate in modo ripetibile e si è confermata una forte influenza delle condizioni applicative sulla condizione di planarità; informazione che il semplice confronto dei coefficienti di dilatazione dei componenti della piastrella non può fornire.
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