Riassunto analitico
Il lavoro subordinato a tempo determinato è una specifica forma di impiego flessibile regolata dalla Direttiva Europea 1999/70/CE del 28 giugno 1999, dal DLgs n. 368/2001 e nel pubblico impiego dal D.Lgs n. 165/2001. Questa tipologia di contratto, in ambito sia pubblico, sia privato, nel corso degli ultimi anni, è stato oggetto di continui interventi legislativi e giurisprudenziali che ne hanno periodicamente ridefinito la logica, la funzione e le modalità di utilizzo. L'applicazione della normativa privatistica anche al pubblico impiego trova due principali limiti che da sempre contraddistinguono i due rapporti di lavoro. Nel pubblico impiego continua a vigere l'accesso mediante concorso nella piena e rigorosa attuazione dei principi di imparzialità e buon andamento sanciti dall’art. 97 Cost. e il divieto assoluto della conversione del contratto a termine in contratto a tempo indeterminato. A differenza del settore privato, in quello pubblico il legislatore ha imposto alle amministrazioni la possibilità di avvalersi delle forme contrattuali flessibili solo per «rispondere a esigenze temporanee e eccezionali» (art. 36 D.Lgs. 165/2001). L’analisi dell’evoluzione normativa e della prassi applicativa nel contratto a tempo determinato nelle pubbliche amministrazioni offre diversi spunti di riflessione sul successo o sul fallimento della politica legislativa nel settore specifico che, nello scopo più volte dichiarato di limitare e ridurre il precariato della pubblica amministrazione, è stata caratterizzata da un andamento discontinuo, ora improntata da incentivi alla flessibilizzazione, ora contraddistinta da operazioni fortemente restrittive che sostanzialmente vietano il ricorso al lavoro atipico di qualunque tipo, per lo più collegate ad operazioni di stabilizzazione dei lavoratori precari. I caratteri di eccezionalità e temporaneità previsti non sono stati rispettati e il contratto è stato spesso utilizzato in maniera abusiva per ovviare al blocco del turn-over e all’impossibilità di assumere a tempo indeterminato. Le stabilizzazioni, «sanatorie generalizzate», peraltro di dubbia legittimità costituzionale, rappresentano distorsioni effettive rispetto alla regola del pubblico concorso e sono indubbiamente il frutto del recepimento di istanze sociali in tema di lavoro stabile. La legislazione più recente sembra andare per la prima volta verso un vero restringimento del contratto a termine con una maggiore attenzione alla responsabilizzazione dei dirigenti nell'utilizzo di tale forma di impiego. La discussione, inquadrata nell’ambito della revisione della spesa (c.d. spending review) attuata dal Governo anche sul lavoro pubblico, se da una parte apre alcune riflessioni circa l’efficacia ed economicità dell’azienda-Stato e la tutela dei lavoratori, d’altra parte fa nascere alcuni dubbi circa il «futuro» di numerosi lavoratori a tempo determinato e delle pubbliche amministrazioni.
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